Ema: nuovo ricorso dell’Italia per portare l’Agenzia del farmaco a Milano

di Nunzio Messere

L’Italia e Milano non si arrendono e nel tentativo di portare l’Agenzia del farmaco (Ema) dentro il Pirellone, l’Avvocatura dello Stato ha presentato un nuovo ricorso alla Corte di giustizia dell’Unione Europea contro il Regolamento UE 2018/1718, il quale stabilisce che la nuova sede dell’Ema sia portata nella città di Amsterdam.
Non si tratta della prima volta che l’Italia impugna la decisione di attribuire all’Olanda la sede dell’Ema: recependo il 7 febbraio dello scorso anno il ricorso della parte italiana, la Corte di giustizia europea aveva fatto notare che la decisione sull’attribuzione della sede spettasse ai paesi membri, ovvero ai Ventisette che prima avevano valutato le candidature di 19 città, considerando anche la fruibilità immediata delle strutture (Milano aveva già pronto il Pirellone).
Una ventina di giorni dopo c’era stato un nuovo ricorso dell’Italia, questa volta al Consiglio dell’Unione Europea, il quale aveva tuttavia bollato come “irricevibile” l’iniziativa italiana sia perché il Consiglio “non può essere considerato l’autore della decisione impugnata, ed essa non può in alcun modo essergli attribuita”, sia perché era stato affiancato nel ricorso dell’Italia il comune di Milano, cosa non necessaria in quanto il Consiglio si deve rapportare con la Repubblica Italiana e non con l’amministrazione locale.
Tutto è nato a seguito della necessità di spostare l’Ema da Londra per motivi di Brexit, ed all’individuazione di Amsterdam quale sede si era arrivati con il metodo dubbio dell’estrazione a sorte, dopo che Milano e la città olandese erano rimaste le due sole concorrenti su una selezione di 19 città candidate, 13 voti pari. Troppo poco per un ente da 897 dipendenti (di cui 624 donne e 273 uomini), con bilancio da 332 milioni di euro, 900 visitatori al giorno ma soprattutto tanto indotto, con un ritorno stimato tra 1,7 e 1,8 miliardi.
Oggi il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi ha confermato che il governo, tramite l’Avvocatura dello Stato, ha presentato un nuovo ricorso, un’azione che “si ricollega, in logica sequenza, al ricorso presentato un anno fa dal governo – e tuttora pendente davanti alla Corte di Giustizia Ue – nei confronti della decisione del Consiglio Ue di assegnare ad Amsterdam la nuova sede dell’Ema, quando l’organismo europeo lascerà Londra a seguito della cosiddetta Brexit.
Il nuovo ricorso conferma la determinazione italiana a far debitamente verificare, a livello giurisdizionale, la legittimità delle procedure seguite per stabilire la nuova sede dell’Ema, a fronte del fatto che la candidatura di Milano offriva tutte le garanzie immediate per la continuità operativa di un’agenzia Ue, come Ema, fondamentale per la tutela della salute dei cittadini dell’Unione Europea”.
Tecnicamente l’Italia ha tutte le ragioni del mondo ad insistere sulla via dei ricorsi, dal momento che la clausola sulla candidabilità prevedeva, vista l’urgenza di spostare l’Ema, dell’esistenza di una struttura sostanzialmente già pronta per l’uso, mentre ci si era poi accorti che ad Amsterdam mancava proprio il palazzo, per cui si era individuata una sede provvisoria giudicata inadatta dal direttore dell’Ema, Guido Rasi, il quale aveva affermato in conferenza stampa a fine gennaio 2018 che quanto offerto da Amsterdam “dimezzava” gli spazi attuali dell’Ema.
Il governo olandese aveva allora assicurato che in brevissimo tempo sarebbe stato costruito un nuovo edificio nel distretto commerciale Zuidas, ma non è fuori luogo domandarsi come abbia potuto essere accettata la candidatura di una città che di fatto presentava meno requisiti di altre.