Energia: l’Unione Europea che non c’è. Von der Leyen e Europarlamento corrono ai ripari

di Guido Keller –

Man mano che l’inverno si avvicina ed arrivano alle famiglie e alle imprese le batoste delle bollette, viene alla luce la debolezza di un’Unione Europea incapace di gestire la speculazione sull’energia e schiacciata dal proposito, risalente a ben prima della guerra, di inglobare la sgangherata Ucraina in funzione anti-Russia, costi quel che costi.
La crisi energetica che si è abbattuta sull’Europa rischia di colpire la crescita e di mandare all’aria i propositi “green”, ma soprattutto di mettere sul lastrico le famiglie, per cui il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha sottolineato sul Financial Times la necessità “di creare un’autentica Unione dell’energia”, un progetto che “sarà un pilastro essenziale della sovranità dell’Ue”, per cui “dovremo rivedere molte delle nostre vecchie convinzioni e agire in modo più collettivo, come europei”.
Lo stesso Michel ha anche osservato che “la crisi energetica ha messo in luce le crepe nell’Unione”, ed ha insistito che “nessuno può farcela da solo in questa crisi”.
L’allusione è alla Germania, che ha stanziato 200 miliardi per far fronte al problema interno, ma anche a quei paesi, come l’Italia, che stanno riempendo i propri depositi e stringendo contratti per le forniture grazie alla loro posizione geografica, poiché in un’Europa che si vorrebbe unita non si può tenere al caldo Milano e al freddo Budapest.
Così nel tentativo di dare qualche risposta la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è intervenuta oggi all’Europarlamento per parlare della necessità di contenere i prezzi del gas destinato alla produzione dell’energia elettrica, dicendosi dell’avviso che la soluzione debba passare attraverso l’individuazione di un tetto al prezzo, che verrebbe ad essere anche “un primo passo verso una riforma strutturale del mercato dell’elettricità”.
Sono stati gli stessi europarlamentari a chiedere ulteriori misure d’emergenza per alleviare la pressione sulle famiglie e le imprese europee causata dal rapido aumento dei prezzi dell’energia, ed in una risoluzione approvata oggi hanno osservato che la guerra di aggressione russa nei confronti dell’Ucraina e l’uso dell’approvvigionamento di energia fossile come arma abbiano drammaticamente aggravato l’attuale instabilità del mercato dell’energia e portato a un aumento dei prezzi dell’energia e a una crisi del costo della vita.
Secondo gli eurodeputati i consumatori che non possono permettersi l’aumento delle bollette non dovrebbero vedersi tagliare l’erogazione dell’energia, per cui hanno sottolineato la necessità di evitare sfratti per le famiglie vulnerabili che non sono in grado di pagare le bollette e i costi dell’affitto. “I consumatori – hanno sostenuto nella risoluzione – dovrebbero essere maggiormente tutelati contro la sospensione o la revoca dei contratti a tariffa fissa da parte dei fornitori e contro i pre-pagamenti esorbitanti per il gas e l’elettricità”, e vista la crisi, “l’Ue deve agire in modo unito come non mai e tutte le misure adottate a livello Ue devono essere pienamente compatibili con gli obiettivi climatici dell’Unione a lungo termine. È necessaria una solidarietà senza precedenti tra gli Stati membri e una risposta comune, invece di azioni unilaterali e divisive”.
Per gli eurodeputati le imprese che hanno beneficiato di proventi straordinari devono contribuire a mitigare gli effetti negativi della crisi”, ed è necessaria “l’introduzione di un massimale temporaneo di emergenza sui proventi ottenuti dalla vendita di energia elettrica utilizzando le cosiddette tecnologie di generazione inframarginale, come le rinnovabili, il nucleare e la lignite.
Per quanto riguarda i contributi di solidarietà per le imprese dei settori del petrolio greggio, del gas naturale, del carbone e della raffinazione, gli eurodeputati hanno avvertito che alcune delle più grandi società energetiche Ue potrebbero non essere soggette al contributo e chiedono che tale contributo sia progettato per evitare l’elusione fiscale. Hanno chiesto inoltre alla Commissione di valutare un margine di profitto adeguato e di compiere ulteriori passi verso l’introduzione di un’imposta sui proventi straordinari per le società energetiche che hanno beneficiato a dismisura della crisi energetica.
L’Europarlamento ha invitato la Commissione a proporre un massimale appropriato di prezzo per le importazioni di gas dai gasdotti, principalmente dalla Russia. Inoltre, per ridurre il costo delle importazioni, dovrebbero essere migliorati gli strumenti dell’Ue per l’acquisizione congiunta di fonti energetiche. Inoltre le entrate derivanti dai proventi straordinari dovrebbero andare a vantaggio dei consumatori e delle imprese, in particolare per sostenere le famiglie vulnerabili e le PMI. Ciò dovrebbe andare di pari passo con l’innovazione e investimenti massicci nelle energie rinnovabili, nell’efficienza energetica e nelle infrastrutture energetiche, piuttosto che incentivare le famiglie e le imprese a consumare più energia.
Inoltre gli eurodeputati hanno chiesto con il voto di disaccoppiare i prezzi dell’energia elettrica da quelli del gas, di esaminare attentamente le attività degli operatori finanziari che hanno contribuito alla volatilità del prezzo del carbonio, e di adottare misure per eliminare l’influenza del capitale speculativo sul mercato delle quote di emissioni ETS.
Infine hanno ribaditola richiesta per un embargo immediato e totale sulle importazioni russe di petrolio, carbone, combustibile nucleare e gas, e di un completo abbandono di Nord Stream 1 e 2.
Per von der Leyen, che all’Europarlamento si è trovata così la strada spianata, “un tetto ai prezzi del gas deve essere concepito in modo adeguato per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento”, ma ha anche affermato che dovrebbe trattarsi du una misura temporanea e ideata per rispondere al fatto che “il Ttf, il nostro principale parametro di riferimento per i prezzi, non è più rappresentativo del nostro mercato, che oggi comprende più Gnl”.