Erdogan tira dritto: Santa Sofia sarà una moschea. Il papa, ‘molto addolorato’

‘Rimarrà fruibile ai turisti e ai fedeli di tutte le religioni, le immagini sacre non saranno toccate’. Fu il patriarca Gennadio a venderla a Maometto II il Conquistatore.

di Enrico Oliari

Nonostante le pressioni internazionali, il presidente turco Recep Tayyp Erdogan non intende ritornare sui suoi passi ed ha annunciato che il 24 luglio vi sarà la prima preghiera islamica in Santa Sofia a Istanbul.
Tra l’altro la mossa di Erdogan ha l’appoggio anche dei partiti di opposizione, compresi i Repubblicani, e ad avallare la nuova trasformazione in moschea è stato il Consiglio di Stato, che venerdì scorso ha cassato la disposizione adottata nel 1934 da Mustafa Kemal Ataturk.
Santa Sofia, ufficialmente nota come Santa Moschea della Grande Hagia Sophia, è stata costruita nel 537, e come cattedrale greco-cattolica e poi ortodossa nonché sede del Patriarcato di Costantinopoli fu tale fino al 1453, quando cadde l’Impero Romano d’Oriente. In quel periodo divenne moschea ottomana e tale rimase fino al 1931, quando fu sconsacrata (1935), per divenire un museo apprezzato per l’alto valore artistico ed architettonico.
Il decreto firmato da Erdogan prevede l’assegnazione di Santa Sofia al ministero della Diyanet, ovvero l’autorità statale per gli Affari religiosi, direttamente dipendente dalla presidenza della Repubblica, ma l’iniziativa si pone in contrasto con quanto era stato indicato dall’Unesco, che aveva raccomandato prima il dialogo con le altre comunità religiose del paese.
Contro il gesto del presidente turco si sono scagliate la Russia, la Grecia e l’Unione Europea, con il portavoce della Commissione Eric Mamer che ha affermato: “Il mantenimento del suo status attuale, riconosciuto a livello internazionale, indica la tolleranza e l’apertura del Paese”. Nell’omelia di domenica il pontefice Francesco ha mostrato rammarico per la decisione del governo turco, ed ha detto che “Il mare mi porta lontano, penso a Istanbul, penso a Santa Sofia, sono molto addolorato”.
Il portavoce di Erdogan, Ibrahim Kalin, ha tuttavia precisato che Santa Sofia, riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio dell’umanità, sarà sì una moschea dove i fedeli potranno pregare, ma che i simboli religiosi presenti, anche quelli cristiani, “non saranno toccati”, e che il complesso rimarrà fruibile ai turisti e ai visitatori di tutte le fedi.
D’altronde va ricordato che Santa Sofia non venne conquistata, bensì venduta dal patriarca di allora, Gennadio, al sultano Maometto II il Conquistatore.
Quando Maometto II assediò e conquistò Costantinopoli molti fedeli trovarono rifugio nella basilica, ma i musulmani vi entrarono e la saccheggiarono, peraltro trovandola in stato fatiscente. Non era la prima volta che accadeva: già in occasione della Quarta crociata (1202 – 1204) i cristiani cattolici guidati dal veneziano Enrico Dandolo avevano fatto la stessa cosa.
Come riporta Vettor Sandi ne “Principij di Storia civile della repubblica di Venezia”, 1772, i greco-latini elessero nel teologo laico Giorgio Scolario (Georgios Kourtesios Scholarios), chiamatosi poi Gennadio, il patriarca che poi cedette la Basilica: “La mutazione di allora fu solamente, che in luogo del Tempio di S. Sofia ch’era domicilio de’ Patriarchi, occupato dai Turchi, Gennadio ottenne il monastero di Pama-Cristi, consegrato alla Beata Vergine Maria, era un Convento di Donzelle; fu poi per lungo tempo la Sede dei Patriarchi, convertito l’antico tempio in Moschea”.
Il fatto che Santa Sofia venne ceduta attraverso una compravendita è accertato dal contratto custodito ancora oggi presso il museo del complesso.

(Nella seconda foto: il contratto di vendita di Santa Sofia fra Gennadio e Maometto II).