Erdogan vede Gentiloni. Ma a fare notizia sono le manifestazioni filocurde contro di lui

di Guido Keller

Più che i temi dell’incontro tra il presidente turco Recep Tayyp Erdogan e il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, a fare notizia sono stati gli scontri avvenuti nei pressi di Castel Sant’Angelo tra i manifestanti filocurdi e le forze dell’ordine.
In realtà della visita di Erdogan a Roma si sa ben poco, dal momento che già all’incontro della mattina con il papa non era seguita la conferenza stampa, ed anche dal faccia a faccia con il premier, durato un’ora e un quarto, non è trapelato molto. Gli argomenti sul tavolo sono stati quelli classici delle relazioni bilaterali e degli interessi comuni, in particolare quelli inerenti l’industria della Difesa , ma certamente Erdogan ha fatto pressioni per la ripresa dei processi di adesione della Turchia all’Unione Europea, cosa tra l’altro prevista dall’accordo sui migranti insieme all’abrogazione dei visti.
A pesare tuttavia nell’Unione Europea è l’opinione pubblica ostile nei confronti del presidente turco, la quale vede ad Ankara un regime dittatoriale istauratosi con un presidenzialismo pressoché assolutista dopo il fallito golpe (vero o presunto che sia stato) del 15 luglio 2016. Fatto da cui è scaturita una repressione senza precedenti che ha portato all’arresto di giornalisti, magistrati, insegnati e persino diplomatici, nonché al licenziamento di decine di migliaia di dipendenti pubblici accusati di essere parte della rete del ricco imam Fetullah Gulen, auto esiliatosi da anni negli Usa. Accanto a questo elemento vi è il controverso atteggiamento tenuto da Erdogan sul terrorismo jihadista: è infatti ben noto che dagli aeroporti turchi sono transitati decine di migliaia di foreign fighters diretti in Siria e in Iraq, che dalla frontiera sono passate armi e merci dirette non solo ai ribelli siriani più o meno radicali, a cominciare dai qaedisti ex al-Nusra, come pure che negli ospedali turchi sono stati curati i jihadisti dell’Isis e che il petrolio dello Stato Islamico è finito poi in Turchia.
E quando l’Isis ha colpito per la prima volta la Turchia con l’attentato di Suruc dell’estate 2015, la risposta di Erdogan è stata quella di riaprire la guerra con il Pkk curdo, da lui indicato come organizzazione terroristica.
In Turchia sono in galera persino deputati curdi dell’Hdp tra cui il leader Selehattin Demirtas, partito moderato ma per Erdogan “colpevole” di aver superatolo sbarramento del 10% e di essere quindi una delle quattro forze del Parlamento, e sono “colpevoli” pure i curdo-siriani dell’Ypg, ala armata del Pyd (Partito democratico), sostenuti dagli Usa e soprattutto primo argine all’espansione dell’Isis, si pensi alla battaglia di Kobane. Gli uomini e le donne dell’Ypg sono oggi bombardati dai militari curdi in Siria, paese dove Erdogan è intervenuto manu militari in barba ai regolamenti internazionali.
Una situazione paradossale, che i manifestanti curdi e filocurdi hanno voluto denunciare oggi a Roma e non solo. Gli scontri a Castel Sant’Angelo sono avvenuti per il tentativo di un corteo non autorizzato di giungere in San Pietro , per cui nei tafferugli un manifestante è rimasto ferito. Gli slogan erano “vergogna, vergogna”, “Erdogan assassino”, “Erdogan Boia”. Una donna curda ha urlato “Ecco la vostra democrazia noi siamo qui a difendere le nostre madri e i nostri figli. Oggi avete perso voi e anche il Papa. Il popolo curdo è qui a chiedere la pace. Avete perso l’umanità”.
Un paio di manifestanti sono stati fermati, ma dopo che il presidente turco ha lasciato San Pietro il cordone di agenti si è aperto ed ha lasciato passare i manifestanti. I fermati sono stati rilasciati.