Eswatini. Il re tra gli Usa e la Cina: guai se sbaglia 5G

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Scenari da guerra fredda a Eswatini, piccolo regno dell’Africa australe conteso dai colossi del 5G: da una parte gli americani, dall’altra i cinesi. Nelle ultime settimane le notizie si sono susseguite con giravolte, smentite e nuove incognite. A fine gennaio, si è parlato di pace fatta tra Stati Uniti ed Eswatini. Il regno, circa un milione e 200mila abitanti sulle montagne e la savana circondata del Sudafrica, si chiamava Swaziland fino a pochi anni fa ed era accusato da Washington di “violazioni gravi” dei diritti umani. Poi le cose sono cambiate. C’è stato il riconoscimento di Taiwan, considerata dalla Cina una provincia secessionista, e poi lo stop al 5G gestito da Pechino.
Il protagonista della giravolta è stato re Mswati III, monarca pressoché assoluto al potere dal 1986, raccontato di tanto in tanto sulle riviste internazionali per la “festa delle canne” con la quale ogni anno sceglie una nuova sposa tra migliaia di ragazze. Qualche giorno fa il sovrano è diventato il primo governante africano ad aderire al Clean Network Group, un gruppo di pressione voluto dal dipartimento di Stato americano contro Huawei, Zte e altre compagnie legate a Pechino che sarebbero “costrette a seguire le direttive del Partito comunista cinese”.
La decisione è stata comunicata sul quotidiano Eswatini Observer, secondo il quale il regno e gli Stati Uniti salvaguarderebbero così la loro “sicurezza nazionale” escludendo fornitori di tecnologie “ad alto rischio”.
Alla Clean Network, voluta e sostenuta da Donald Trump in chiave anti-cinese, hanno aderito finora solo alcuni Paesi europei. E anche a Eswatini in realtà la battaglia è andata avanti. Lo ha confermato qualche giorno fa il South China Morning Post, un quotidiano con sede a Hong Kong. Sotto una fotografia della visita della presidente taiwanese Tsai Ing-wen a Eswatini, era il 2018, si riferisce di una nuova svolta. Il ministero per le Comunicazioni del regno avrebbe annunciato il ritiro dall’accordo con gli Stati Uniti adducendo problemi di “legittimità”. Secondo il South China Morning Post, il nodo è però lo stadio avanzato della penetrazione economica di Pechino: sarebbe stato difficile per Eswatini appoggiarsi solo a operatori occidentali come Ericsson e Nokia visto il ruolo dominante assunto da Huawei negli ultimi anni dalla Nigeria al Sudafrica. Un percorso a ostacoli del quale re Mswati sarebbe stato edotto dalla sua primogenita, la principessa Sikhanyiso Dlamini.