Eswatini. La Cina al lavoro per indebolire mezzo secolo di relazioni con Taiwan

di Alberto Galvi

Le manifestazioni che hanno scosso Eswatini lo scorso giugno per porre fine al potere di re Mswati III sono state tra le più forti e violente degli anni, e a fine giugno il re di Eswatini sarebbe partito dal paese africano tra le proteste di chi chiede maggiore democrazia: il tutto si è innescato a causa di una decisione del governo di vietare la consegna delle petizioni per chiedere leader eletti in modo diretto.
Eswatini, con 1,16 milioni di persone, è membro della SADC (Southern African Development Community), del Commonwealth, delle Nazioni Unite e dell’Unione Africana e, nonostante sia uno dei pochi paesi che ha la sede diplomatica a Taiwan, il piccolo Stato asiatico ha commentato pesantemente quanto è accaduto in questi giorni. Taiwan è accusato da più parti di utilizzare la diplomazia del dollaro in cambio del riconoscimento diplomatico, e difatti con questo sistema fornisce a Eswatini sussidi finanziari e di assistenza, tra cui il trattamento farmacologico a Mswati III, infettato dal Covid-19. Taiwan a livello economico ha dati migliori rispetto a tutti i suoi alleati, con un Pil tre volte più grande del loro messi insieme.
La Cina ha comunque cercato di allontanare Eswatini da Taiwan indebolendo relazioni che durano da 53 anni, e nel febbraio 2020 ha esercitato pressioni economiche sul regno africano minacciando di interromperne i rapporti commerciali se avesse mantenuto rapporti con la Repubblica di Cina. Pechino vuole così ridurre al minimo l’influenza di Taipei, ed è palese che un eventuale nuovo governo a Eswatini riconoscerà la Cina piuttosto che Taiwan.