Etiopia. Continuano gli scontri nel Tigré, liberati mille militari regolari

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Nonostante il 29 novembre le truppe regolari etiopi avessero preso il controllo di Macallé, capitale del Tigré, continuano nella regione gli scontri fra i ribelli tigrini del Fronte di liberazione del popolo dei Tigrè (Tplf) e i militari di Addis Abeba.
Il governo etiope ha annunciato oggi la liberazione di un migliaio di militari presi prigionieri dai ribelli all’inizio della crisi, cosa non confermata dal leader del Tfp, Debretsion Gebremichael.
Oggi la vice ministra degli Esteri Marina Sereni e la ministra di Stato per la Cooperazione internazionale degli Emirati Arabi Uniti, Reem Al Hashimi. Si sono sentite per discutere della situazione sottolineando, come riporta la nota della Farnesina, “la necessità da parte dei rispettivi governi e della Comunità internazionale di intensificare gli sforzi affinché si avvii subito un processo di de-escalation del conflitto e possa partire un dialogo tra le parti. Altrettanto importante l’apertura di corridoi umanitari sotto l’egida ONU e l’assistenza agli sfollati”.
Alla base dello scontro tra i ribelli del Tigrè e il governo centrale di Addis Abeba vi sarebbe la decisione del premier Abiy Ahmed Ali di posticipare le elezioni presidenziali e legislative del 2021 a causa della pandemia da coronavirus, una mossa ritenuta incostituzionale dai tigrini: questi hanno governato il paese per oltre trent’anni, spesso in contrasto con altre etnie tra cui quella dell’attuale premier Abiy Ahmed Ali, gli oromo. I tigrini sono circa il 6% per 103 milioni di abitanti, mentre il primo ministro Ali è esponente dell’etnia oromo.