Etiopia. I regolari entrano a Macallé, miliziani tigrini in fuga

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Alla scadenza dell’ultimatum di 72 ore lanciato dal presidente Abiy Ahmed Ali, le forze etiopi hanno avanzato verso Mavallé costringendo i miliziani del Fronte di liberazione del popolo del Tigrè (Tplf) a ripiegare e a lasciare il capoluogo regionale. Nei giorni scorsi il leader del Tplf, Debretsion Gebremichael, aveva risposto all’ultimatum affermando con enfasi che “siamo persone di principio, non arretreremo di un millimetro”, ma oggi il generale dei regolari Berhanu Jula ha annunciato la ripresa del controllo della città, mettendo probabilmente fine agli scontri avviati dai tigrini il 4 novembre.
Come allora, anche oggi i miliziani del Tplf hanno lanciato missili sulla capitale eritrea Asmara, il cui governo è ritenuto complice di Addis Abeba per aver reso disponibile l’aeroporto per i raid sui ribelli.
Alla base dello scontro tra i ribelli del Tigrè e il governo centrale di Addis Abeba vi sarebbe la decisione del premier Abiy Ahmed Ali di posticipare le elezioni presidenziali e legislative del 2021 a causa della pandemia da coronavirus, una mossa ritenuta incostituzionale dai tigrini: questi hanno governato il paese per oltre trent’anni, spesso in contrasto con altre etnie tra cui quella dell’attuale premier Abiy Ahmed Ali, gli oromo. I tigrini sono circa il 6% per 103 milioni di abitanti, mentre il primo ministro Ali è esponente dell’etnia oromo.