Etiopia. I ribelli tigrini conquistano diverse città e puntano su Addis Abeba

di Enrico Oliari

Nonostante i proclami di vittoria di un anno fa del premier Abiy Ahmed Alì e la ripresa del controllo di Macallé, i ribelli secessionisti del Tigré non solo non sono stati sconfitti, bensì stanno penetrando nel territorio etiope puntando sulla capitale Adis Abeba. Dopo aver conquistato diversi centri tra cui la stessa Macallé e le città strategiche di Dessie e Kombolcha, le forze ribelli del Tplf (Fronte di liberazione del popolo dei Tigrè) di Debretsion Gebremichael si trovano a 400 km dalla capitale, e intendono tagliare la via per Gibuti e quindi l’accesso al mare, con il rischio di importanti ripercussioni sugli approvvigionamenti del paese africano da 120 milioni di abitanti.
Debretsion Gebremichael è anche presidente del Tigré, ma il suo ruolo è contestato da Mulu Nega, capo del governo di transizione locale voluto dal governo centrale.
Alla base del contropiede dei tigrini vi è l’alleanza stretta tra Gebremichael e gli armati dell’etnia Oromo, da cui proviene lo stesso Abiy Ahmed Alì, e a preoccupare la comunità internazionale è una crisi umanitaria in continuo aggravamento, con centinaia di migliaia di persone sfollate dalle proprie case e costrette alla fame, anche perché buona parte dei raccolti sono andati distrutti da un’invasione di locuste. Lo stato d’emergenza approvato dal Parlamento sta comportando il pugno forte delle forze di sicurezza, che stanno procedendo ad arresti arbitrari.
L’Uganda si è mossa per chiedere l’intervento dell’Unione Africana, gli Usa hanno richiamato i propri cittadini, ed il premier ha rivolto un appello agli etiopi di armarsi per difendere la capitale e “colpire il nemico, ovunque si annidi”.
Abiy Ahmed Alì è stato insignito nel 2019 con il Premio Nobel per la Pace, per aver risolto il conflitto con il presidente – padrone dell’Eritrea Isaias Afewerki.
Nel 2019 alla base dello scontro tra i ribelli del Tigrè e il governo centrale di Addis Abeba vi sarebbe stata la decisione del premier Abiy Ahmed Ali di posticipare le elezioni presidenziali e legislative del 2021 a causa della pandemia da coronavirus, una mossa ritenuta incostituzionale dai tigrini: questi hanno governato il paese per oltre trent’anni, spesso in contrasto con altre etnie.
Alla luce di quanto sta avvenendo è palese che i ribelli del Tpfl non siano più alla ricerca dell’autodeterminazione, bensì alla presa di controllo dell’intero paese, il quale si proponeva fino a poco fa come uno dei principali emergenti del continente africano.