Etiopia. Il conflitto in Tigray coinvolge anche le altre potenze regionali

di Alberto Galvi –

Il conflitto in Tigray è iniziato il 4 novembre scorso, dopo che il primo ministro etiope Abiy Ahmed ha ordinato alle forze armate federali del Tigray di rimuovere il TPLF (Tigray People’s Liberation Front) dal potere nel governo regionale. Abiy ha accusato le autorità locali di aver attaccato il comando militare settentrionale dell’ENDF (Ethiopian National Defense Force) nella città di Mekelle e di averne tentato di saccheggiare le risorse.
Il conflitto sta già avendo un crescente impatto regionale, con effetti avvertiti in Sudan, Eritrea e Somalia. In questo periodo le forze governative etiopi hanno conquistato la città di Alamata, a 120 chilometri dalla capitale della regione del Tigray, Mekelle, capitale e centro amministrativo del Tigray, a solo sei miglia dal confine con la vicina regione dell’Amhara, il punto di partenza delle truppe.
La guerra ha già fatto fuggire circa 25mila civili in Sudan per mettersi in salvo, segno del peggioramento della crisi umanitaria nella regione. I funzionari sudanesi temono che questo numero possa salire a 200mila. Il conflitto si è intensificato negli ultimi giorni, mentre le forze militari del Tigray hanno attaccato l’Eritrea con missili e hanno avvertito che ci saranno altri attacchi.
La guerra nella regione settentrionale del Tigray dell’Etiopia sta diventando sempre più internazionale. La regione del Tigray accusa l’Eritrea di aver inviato truppe per attaccarli, un’accusa negata dall’Eritrea. Il coinvolgimento dell’Eritrea rafforzerà le possibilità del governo etiope di vincere la guerra. L’ingresso in Eritrea darà al premier Abiy Ahmed un vantaggio in quanto potrà utilizzare le forze eritree.
Inoltre sono in corso combattimenti nelle regioni di Oromo, di Amhara e della Somalia meridionale. Il fatto che il governo federale etiope sia coinvolto in questo conflitto contro la regione del Tigray non farà che costringere il primo ministro Abiy a dispiegare in Somalia le truppe AMISOM (African Union Mission to Somalia).
Negli ultimi giorni il governo etiope ha ritirato alcune truppe dalla Somalia per aiutare a sedare la rivolta armata. Questo mette la Somalia in pericolo, soprattutto perché si prepara per le elezioni parlamentari e presidenziali e c’è una stretta relazione tra il primo ministro Abiy e il presidente somalo Farmaajo.
Il governo federale etiope ha escluso qualsiasi colloquio con i leader regionali, le sue forze possono gestire i combattimenti e non hanno bisogno di assistenza di altri Paesi.
Finora senza alcun risultato anche l’avvio degli sforzi di mediazione con varie potenze internazionali come gli Usa e organismi internazionali come le Nazioni Unite, che hanno chiesto la fine dei combattimenti.