Etiopia. La disputa con Sudan ed Egitto per la costruzione della diga DERG sul Nilo

di Alberto Galvi

L’Egitto ha esercitato da sempre un’influenza politica sul Nilo. Da qualche anno invece l’Etiopia sta tendando di modificare tutto questo,con la costruzione di una diga sul Nilo al fine di soddisfare i suoi bisogni di elettricità per trasformare il proprio paese in una economia più sviluppata.
L’Egitto ha invece un gran bisogno dell’acqua del Nilo, e teme che la diga ne limiterà le sue scorte di acqua dolce. In mezzo alla disputa tra questi 2 paesi c’è il Sudan, che dalla costruzione della diga probabilmente ne ricaverà più elettricità, ma minor disponibilità d’acqua.
La questione dei diritti sulle acque del Nilo risale ad alcuni decenni fa, con l’accordo del 1929 tra Egitto e Gran Bretagna. In seguito a questo accordo l’Egitto ha avuto il diritto di porre il veto ai progetti sulla parte alta del Nilo, cioè quella che influenza la portata della sua quota d’acqua.
La NBI (Nile Basin Initiative) è stata istituita nel 1999, favorendo la cooperazione tra 9 paesi (Burundi, Repubblica Democratica del Congo, Egitto, Sudan, Etiopia, Kenya, Sudan, Ruanda, Tanzania) a cui poi si è aggiunto il Sud Sudan, mentre l’Eritrea partecipa all’iniziativa come osservatore.
Questi paesi condividono il fiume al fine di ottenerne benefici economici e sicurezza regionale. Il Nilo è il fiume più lungo del continente africano, i suoi principali affluenti sono: il Nilo bianco e il Nilo azzurro, che convergono in Sudan, prima di raggiungere il Mar Mediterraneo, passando attraverso l’Egitto.
Il paese nordafricano ha congelato la sua adesione all’NBI nel 2010, dopo che alcuni paesi (Burundi, Etiopia, Kenya, Ruanda, Tanzania e Uganda), hanno firmato il CFA (Comprehensive Framework Agreement). In seguito l’Etiopia, lo ha fatto ratificare dal suo Parlamento, mentre il Sudan e l’Egitto non lo hanno nemmeno firmato.
I negoziati tra Sudan, Egitto ed Etiopia sono rimasti in stallo per anni, dopo che l’Etiopia il 30 marzo 2011 ha programmato di costruire la diga del GERD (Grand Ethiopian Renaissance Dam Project), iniziandola a costruire nel 2012. L’Etiopia spera che la diga GERD generi oltre 6 mila megawatt, con un costo di circa 4 miliardi di dollari, con la speranza di completarla entro il 2022. 
Alla base dei negoziati Egitto, Etiopia e Sudan avevano firmato nel 2015 una Dichiarazione di principi per allentare la tensione sul progetto della diga annunciato dall’Etiopia, ma ottenendo scarsi risultati. Tra il 2011 e il 2017 i leader egiziani ed etiopi hanno trattato la loro disputa sul GERD coi termini di un possibile conflitto militare.  
Il Sudan e l’Egitto sono in disaccordo tra di loro, sulla quantità di acqua da utilizzare al termine della costruzione della diga. Il Sudan si trova nel mezzo dello scontro tra Egitto ed Etiopia sulla costruzione della diga. Infatti da un lato il Sudan condivide le preoccupazioni egiziane sull’approvvigionamento idrico, ma nello stesso tempo ha bisogno dell’energia, che la diga etiope avrà generato.
Il riavvicinamento tra Etiopia ed Egitto è avvenuto nel giugno del 2018, quando il primo ministro dell’Etiopia, Abiy Ahmed, è andato ad un vertice al Cairo, con il presidente egiziano al-Sīsī, dove ha promesso di garantire che i progetti di sviluppo dell’Etiopia non danneggeranno l’Egitto. Le autorità egiziane, etiopi e sudanesi hanno così deciso di prendere in considerazione una pacifica via da seguire, per trovare un accordo.
Un ostacolo a questi negoziati tra le parti in causa, è stato l’assenza di studi sull’impatto della diga sull’ambiente. In questa fase, i negoziati tra Egitto ed Etiopia non sono andati bene. I paesi del bacino del Nilo, hanno concordato nel 2015 di commissionare a 2 aziende straniere di studiare i potenziali effetti della diga GERD, ma senza ottenere i risultati sperati. Nel dicembre 2017, l’Egitto ha proposto che la World Bank intervenisse a condurre uno studio indipendente, un’offerta respinta dall’Etiopia.
Il paese subsahariano ha inoltre respinto la richiesta dell’Egitto di una mediazione internazionale, sostenendo che il NISRG (National Independent Scientific Research Group), dovesse avere il tempo di risolvere le controversie in atto. Gli attori internazionali, che hanno chiesto di partecipare alle trattative a favore del progetto della diga GERD sono: Stati Uniti, Cina, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Qatar, Turchia ed Unione europea.
I ministri degli Esteri e delle Risorse idriche dei 3 paesi, si sono incontrati Il 15 maggio 2018 ad Addis Abeba, e hanno concordato di formare un gruppo di esperti per condurre degli studi, ma senza ottenere i risultati sperati. Nel giugno del 2018, i leader dell’Etiopia, Abiy Ahmed e dell’Egitto, Abdel Fattah al-Sīsī, hanno riconosciuto la necessità di una via pacifica al problema, senza danneggiare l’altro.
Inoltre è morto lo scorso anno, il responsabile del progetto della diga GERD, Simegnew Bekele. La sua morte è emblematica dei continui problemi che affliggono il progetto. Il primo ministro Abiy Ahmed ha affermato, che con il ritmo attuale della costruzione, la diga potrebbe non essere completata prima di 10 anni.
Nonostante queste complicazioni, l’Egitto di al-Sīsī, l’Etiopia di Abiy e il Sudan di al-Bashir, decidono di affrontare la disputa non come uno scontro, ma come un’opportunità per condividere le risorse, attraverso un partenariato. Nell’aprile del 2019 il presidente Abiy ha dichiarato che circa 3 miliardi di euro erano già stati spesi per la costruzione della diga. Il governo etiope sostiene, che i due terzi di tutto il lavoro per la costruzione della diga è già stato terminato.
La diga GERD, è di proprietà della compagnia etiope Ethiopian Electric Power, e ne ha commissionato la costruzione al gruppo italiano Salini Impregilo. Inoltre l’Etiopia ha affidato ad aziende cinesi (China Gezhouba Group e Voith Hydro Shanghai), la costruzione e l’installazione di turbine e generatori.
Lo scorso 1 agosto, l’Egitto ha presentato una proposta per il riempimento del bacino idrico, visto che la diga, che è in costruzione in Etiopia vicino al confine con il Sudan, ne limiterà le sue scarse scorte. L’Etiopia ha intanto respinto le condizioni sul tavolo delle trattative, dicendo che non tengono conto dei diritti dei paesi che si trovano a monte.
Nei giorni scorsi, l’Etiopia ha condannato una proposta egiziana per l’assegnazione delle risorse idriche, giudicandola ingiustificata. Qualche giorno dopo, l’Etiopia ha invece proposto che il bacino idrico venga riempito per 4-7 anni, con un ritmo più lento rispetto al periodo di 2 o 3 anni come avrebbe voluto l’Egitto.
La diga DERG, sarà la più grande centrale idroelettrica del continente africano, volta ad aiutare l’l’Etiopia ad avere una crescita economica costante entro il 2025. La costruzione di questa diga ha portato il popolo etiope ad una maggiore unità, nonostante i conflitti politici ed etnici avuti nel corso degli ultimi decenni.