Etiopia. Lo sviluppo del programma spaziale, tra conflitti etnici e povertà

di Alberto Galvi

In questi giorni l’Etiopia ha lanciato il suo primo satellite nello spazio. Il satellite è stato progettato da ingegneri cinesi ed etiopi e il governo cinese ha pagato circa 6 degli oltre 7 milioni di dollari di costi di produzione, ed è stato sviluppato dal CAST (China Academy of Space Technology). La navicella spaziale da 65 chilogrammi dovrebbe funzionare almeno 2 anni ad un’altitudine di circa 600 chilometri.
Il satellite è stato il sesto sviluppato nell’ambito del programma CBERS 4 (China–Brazil Earth Resources Satellite 4) al fine di incrementare la cooperazione tra le nazioni BRICS (Brasile, Russia, India, Cina Sudafrica). Altri 8 satelliti furono messi in orbita dallo stesso razzo, per condividerne i dati ottenuti.
Il satellite etiope sarà utilizzato per ottenere i dati multispettrali di telerilevamento dell’agricoltura, il rilevamento delle risorse idriche, la prevenzione delle catastrofi e dei cambiamenti climatici al fine di creare posti di lavoro e ridurre la povertà del paese.
Questo primo lancio satellitare non è nient’altro che l’inizio per l’industria spaziale in Etiopia, che è in crescita con ricavi iniziali previsti per circa 7 miliardi di dollari e che dovrebbero raggiungere i 10 miliardi di dollari entro il 2024.
Il lancio del satellite etiope ETRSS-1 (Ethiopian Remote Sensing Satellite) ha avuto luogo presso la stazione per lanci satellitari di Taiyuan a Xinzhou, nella provincia dello Shanxi, in Cina, mentre politici e scienziati di entrambi i paesi hanno assistito al lancio del satellite presso l’EORC (Entoto Observatory and Research Centre), a nord di Addis Abeba.
L’impresa nasce nel 2004 dalla collaborazione tra l’ESSS (Ethiopian Space Science Society), l’IAU (International Astronomical Union) e diversi astrofisici sovvenzionati da Mohammed Alamoudi, un magnate etiope-saudita. Il progetto ha coinvolto 20 ingegneri aerospaziali etiopi e 60 tra dottorandi e studenti frequentanti master.
Già nel 2015 il MIT (Mekele Institute of Technology) in Etiopia aveva lanciato l’Alpha Meles, un razzo del costo di 2,3 milioni di dollari ad un’altitudine di 30 chilometri. Il governo etiope ha anche fondato nel 2016 l’ESSTI (Ethiopian Space Science and Technology Institute), che ha investito nello sviluppo di satelliti e altre tecnologie spaziali. Il primo ministro etiope Abiy Ahmed gli ha confermato che la nazione africana continuerà a lavorare con la Cina nello sviluppo di nuovi satelliti.
Il premier etiope, quando ha partecipato al secondo Belt and Road Forum for International Cooperazione che si è svolto a Pechino dal 25 al 27 aprile, aveva anche visitato l’accademia cinese di tecnologia spaziale proprio per ispezionare il satellite che è stato appena lanciato. L’accademia cinese ha anche offerto periodi di formazione al personale etiope.
Il governo africano ha inoltre recentemente firmato un accordo con la società spaziale francese, ArianeGroup, per avviare la costruzione del satellite MAIT (Manufacturing, Assembly, Integration and Testing) ad Addis Abeba nel gennaio 2020 per un periodo di 30 mesi. Mentre la tecnologia e l’innovazione riducono i costi, sempre più paesi stanno cercando di far decollare la propria industria spaziale.
L’Etiopia è ora l’undicesima nazione africana ad aver lanciato un satellite nello spazio, insieme ad Algeria, Angola, Egitto, Marocco, Nigeria, Ruanda, Ghana, Kenya, Sudafrica e Sudan. Il loro principale obiettivo è di far avanzare il progresso economico e la gestione delle risorse naturali nel continente africano.
Finora sono stati lanciati 41 satelliti africani e potrebbero essere anche utilizzati come mezzo di sorveglianza per monitorare i propri cittadini in paesi dove ci sono dei regimi che hanno bisogno di averne il controllo per rafforzare il proprio potere.
L’Egitto, temendo il suo accesso al fiume Nilo da parte dell’Etiopia a causa della diga Derg, prevede di utilizzare un nuovo satellite per seguirne la costruzione. L’Etiopia si è così unita al Kenya e al Ruanda per quanto riguarda l’Africa orientale come paesi con satelliti in orbita. L’agenzia spaziale africana avrà sede in Egitto e lavorerà per coinvolgere ancora più paesi.
Questo risultato nel campo spaziale serve al governo etiope a mitigare i suoi insuccessi nella politica nazionale. Abiy è salito al potere nel 2018 e aveva promesso di affrontare i conflitti etnici che logorano il paese, per costruire l’unità nazionale e riaccendere il processo democratico che negli ultimi anni si era assopito.
Nonostante il riconoscimento internazionale di Abiy Ahmed, ottenuto quest’anno con il Premio Nobel per la pace per aver promosso la riappacificazione tra Etiopia ed Eritrea dopo 20 anni di conflitto, la violenza etnica in Etiopia è costata negli ultimi tempi migliaia di vite e milioni di persone sono state sfollate. Il conflitto continua ora nelle regioni Oromia, Amhara e Tigray.
Tra le riforme del governo Abiy c’era anche quella di un programma spaziale con l’obiettivo di lanciare nello spazio un satellite. Era da molti anni che l’Etiopia voleva costruire un proprio satellite e il progetto è riuscito finalmente a prendere piede nel 2018 e a realizzarsi con lancio di un primo satellite nello spazio alla fine del 2019.