Etiopia. Mediazione di Erdogan: accordo con la Somalia per l’accesso al mare

di Giuseppe Gagliano

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato la fine delle tensioni tra Somalia ed Etiopia, esacerbate dalle manovre geopolitiche di Addis Abeba per avere un accesso al mare, con tanto di riconoscimento dell’indipendenza del Somaliland. A mediare un accordo è stato lo stesso Erdogan, nel quadro di una strategia che segna un passo significativo non solo per i rapporti regionali, ma anche per il consolidamento del ruolo della Turchia come mediatore geopolitico in Africa. Questo sviluppo evidenzia un piano preciso di Ankara per ampliare la propria influenza in un continente cruciale dal punto di vista economico, politico e strategico.
L’Africa orientale è una regione storicamente instabile, dove tensioni territoriali, rivalità etniche e dispute geopolitiche si intrecciano. L’accordo tra Mogadiscio e Addis Abeba, che prevede il rispetto dell’unità territoriale della Somalia e l’apertura di negoziati sull’accesso etiope al mare, tocca nodi fondamentali della politica africana: la sovranità, l’accesso alle risorse e le relazioni transfrontaliere. Più precisamente la dichiarazione finale riporta che verrà concesso “un accesso affidabile, sicuro e sostenibile al mare sotto la sovranità della Repubblica Federale di Somalia”.
Da un lato l’Etiopia, con oltre 120 milioni di abitanti, è una potenza regionale priva di sbocchi sul mare e desiderosa di rafforzare il proprio accesso ai mercati globali. Dall’altro la Somalia, segnata da decenni di conflitti interni, vede nell’accordo un’opportunità per stabilizzare la propria posizione geopolitica, anche se il riconoscimento del Somaliland da parte di Addis Abeba rappresenta una ferita aperta.
La mediazione turca non è casuale. La Turchia ha investito in modo massiccio in Somalia negli ultimi anni, con iniziative economiche, infrastrutturali e militari. Il porto di Mogadiscio è stato modernizzato con fondi turchi, e la più grande base militare turca all’estero si trova proprio nella capitale somala. Questo accordo permette ad Ankara di consolidare il proprio ruolo di attore imprescindibile nella regione, rafforzando la propria immagine di mediatore capace di risolvere dispute complesse.
In Etiopia la Turchia ha da tempo coltivato legami economici e commerciali, cercando di inserirsi nei progetti infrastrutturali del governo etiope. La mediazione nell’accesso al mare etiope consente ad Ankara di rafforzare ulteriormente questi legami, posizionandosi come un partner strategico per entrambe le nazioni.
La questione del Somaliland, che ha raggiunto un accordo separato con l’Etiopia, aggiunge complessità allo scenario. L’iniziativa di Addis Abeba di affittare una porzione della costa al Somaliland per la costruzione di un porto e di una base militare rappresenta una sfida diretta alla sovranità somala. Ankara, sostenendo la Somalia nella sua integrità territoriale, punta a rafforzare il proprio alleato storico, evitando di alienarsi completamente l’Etiopia.
Resta da vedere come reagiranno altre potenze regionali e globali. Gli Stati Uniti e la Cina, entrambi attori di peso in Africa orientale, osservano con attenzione il ruolo crescente della Turchia, che rischia di scombinare gli equilibri strategici.
L’accordo rappresenta un tassello di una strategia più ampia. La Turchia punta a consolidare il proprio ruolo in Africa attraverso una combinazione di soft power – investimenti economici, educazione, aiuti umanitari – e hard power,
La dichiarazione congiunta tra Somalia ed Etiopia non è solo un successo per la diplomazia turca, ma un chiaro segnale della volontà di Erdogan di trasformare Ankara in un attore globale in grado di influenzare le dinamiche geopolitiche di aree lontane dai suoi confini. Il prossimo passo sarà vedere se la Turchia saprà mantenere l’equilibrio tra gli interessi divergenti dei suoi alleati africani e quelli delle potenze globali che operano nella regione.