Etiopia. Ogaden: una misteriosa malattia uccide i membri delle comunità nomadi

di Alberto Galvi –

Negli ultimi anni centinaia di persone sono morte nella regione somala dell’Etiopia orientale a causa di una misteriosa malattia, soprattutto quelle appartenenti alle comunità nomadi che vagano nel bacino dell’Ogaden.
Più di 2 mila nomadi di quella regione sono morti dal 2014 ad oggi dopo essersi ammalati di una misteriosa malattia che ha causato sanguinamenti dalla bocca e dal naso. Gli altri sintomi segnalati includono arti gonfi e occhi verdi o gialli.
I residenti di Calub, in Etiopia, hanno accusato una società cinese che sta costruendo un oleodotto che va da Ogaden a Gibuti. I residenti sostengono che il progetto distruggerà l’ambiente locale e comprometterà l’area di pascolo per il loro bestiame.
Gli abitanti della regione accusano la Poly-GCL di provocare la malattia a causa delle sostanze chimiche nocive utilizzate. Le persone colpite vagano con il loro bestiame intorno alla regione del bacino dell’Ogaden, che viene esplorato da aziende in cerca di petrolio e gas naturale.
Nonostante non sia chiaro cosa stia facendo ammalare le persone, il governo federale etiope ha fermamente respinto le accuse di una crisi sanitaria e ambientale nella regione.
Il governo di Addis Abeba ha invece negato le accuse secondo cui il progetto sta causando una crisi sanitaria e ambientale nella regione. Il primo ministro etiope Abiy Ahmed ha promosso l’industria petrolifera e del gas come essenziale per la crescita economica dell’Etiopia.
Anche se non esiste una correlazione diretta tra il numero di casi segnalati in ciascun villaggio e la sua vicinanza ai pozzi di Calub, i residenti di quella zona hanno accusato il progetto cinese di aver distrutto l’ambiente dove pascolano.
L’esplorazione di petrolio e gas nell’Ogaden ha una storia lunga e travagliata e risale al 1945 quando l’ex imperatore etiope Hailè Selassiè fu costretto a sospenderlo a causa delle dimostrazioni di protesta contro il progetto. Nessuna esplorazione ha avuto successo tra il 1955 e il 1991, quando furono perforati 46 pozzi nei siti di Calub e Hilala. 
Successivamente i ribelli secessionisti dell’ONLF (Ogaden National Liberation Front) nel 2007 hanno preso d’assalto un altro giacimento petrolifero cinese, uccidendo 74 lavoratori, distruggendo la struttura. Il governo etiopico ha risposto radendo al suolo interi villaggi intorno a Calub. L’area è rimasta fortemente militarizzata, con polizia e soldati che pattugliano l’autostrada e la zona riservata del giacimento di gas è di circa 40 km.
La Poly-GCL ha previsto di iniziare presto la produzione di gas commerciale. Inoltre la società cinese ha firmato un accordo con il vicino Gibuti per investire 3,1 miliardi di sterline nella costruzione di un oleodotto di 760 km da Ogaden alla costa di Gibuti. Questo accordo consentirà all’Etiopia di esportare 6,3 piedi cubi di gas naturale fuori dal paese. 
La società cinese ha recentemente firmato un accordo con il governo etiope che consentirebbe alla nazione africana di guadagnare il 50% di qualsiasi reddito derivante dalla produzione di petrolio o gas. Circa il 10% andrà direttamente nella zona di produzione, mentre il resto sarà diviso tra il governo federale e le altre regioni dell’Etiopia. 
L’alleanza strategica tra il presidente etiope Ahmed e il leader cinese Xi Jinping, mira a consolidare il potere per la Cina in Asia, Africa ed Europa, attraverso la BRI (Belt and Road Initiative).