di Giuseppe Gagliano –
Un rapporto approfondito di New Lines Insitute accusa diverse fazioni coinvolte nel conflitto del Tigrè in Etiopia di aver commesso gravi violazioni del diritto internazionale. Le accuse riguardano la Forza federale di difesa nazionale etiope (ENDF), le forze armate regionali Amhara, le Forze di difesa eritree (EDF) e il Fronte di liberazione popolare del Tigrè (TPLF). Le violazioni includono trattamenti inumani, attacchi sproporzionati e mancato rispetto dei principi di distinzione e proporzionalità. Si ritiene che alcuni di questi atti possano costituire crimini di guerra e crimini contro l’umanità, tra cui genocidio.
Il rapporto evidenzia che membri dell’ENDF, ASF e EDF avrebbero avuto l’intento di distruggere i tigrini come gruppo etnico attraverso omicidi, gravi danni fisici e mentali, condizioni di vita insostenibili e misure volte a prevenire nascite tra la minoranza etnica. Anche alcune dichiarazioni sui social media sarebbero state considerate incitamento diretto e pubblico al genocidio. Pur non essendoci prove di un piano formale o coinvolgimento diretto di alti funzionari, le responsabilità potrebbero comunque essere attribuite all’Etiopia come Stato.
Il rapporto conclude che l’Etiopia ha fallito nel prevenire e punire tali atti, contribuendo a una situazione di rischio manifesto di genocidio. Gli autori individuali di questi atti potrebbero comunque essere perseguiti penalmente. Si raccomanda agli Stati di riconoscere queste violazioni, adattare le relazioni bilaterali con l’Etiopia, promuovere indagini internazionali e utilizzare la giurisdizione universale per perseguire i responsabili.
Il rapporto ha implicazioni significative per il diritto internazionale, in particolare per la Convenzione sul genocidio e il diritto umanitario. Le accuse di genocidio e crimini contro l’umanità richiedono indagini approfondite e, se confermate, giustificherebbero azioni legali internazionali. La raccomandazione di coinvolgere la Corte Penale Internazionale (CPI) e altri meccanismi internazionali è coerente con la necessità di giustizia e responsabilità.
Politicamente il rapporto potrebbe influenzare le relazioni internazionali dell’Etiopia. Gli Stati potrebbero rivedere le loro politiche e collaborazioni con l’Etiopia, imponendo sanzioni o altre misure diplomatiche. La questione potrebbe anche diventare un punto focale nei forum internazionali come le Nazioni Unite, con possibili risoluzioni e interventi mirati. La stabilità interna dell’Etiopia potrebbe essere compromessa, con implicazioni per la sicurezza regionale e la cooperazione internazionale.
La guerra civile in Etiopia è un conflitto complesso con radici profonde nelle tensioni etniche e politiche del paese. Alla base delle ostilità vi sono le divisioni etniche che caratterizzano l’Etiopia, un paese con numerose etnie tra cui Oromo, Amhara, Tigrini e altri gruppi minori. Queste divisioni sono state esacerbate da un sistema di governo basato su una federazione etnica, che ha contribuito ad aumentare la rivalità tra le regioni semi-autonome. La rivalità politica tra il Fronte di Liberazione del Popolo del Tigrè (TPLF) e il governo federale guidato dal primo ministro Abiy Ahmed ha svolto un ruolo cruciale nell’innescare il conflitto. Dopo aver dominato la politica etiope per quasi tre decenni, il TPLF si è visto marginalizzato con l’ascesa di Abiy al potere nel 2018. Le sue riforme politiche ed economiche, mirate a centralizzare il potere e ridurre l’influenza del TPLF, sono state percepite come una minaccia diretta. La decisione di posticipare le elezioni nazionali nel 2020 a causa della pandemia di Covid-19 ha ulteriormente inasprito le tensioni, con il TPLF che ha organizzato elezioni regionali non autorizzate nel Tigrè, sfidando apertamente il governo centrale. La situazione è degenerata rapidamente in violenza, con il governo federale che ha lanciato un’offensiva militare contro il TPLF. Le Forze di Difesa Nazionale Etiopi (ENDF) sono state dispiegate nel Tigrè, sostenute dalle Forze di Difesa Eritree (EDF) a causa della storica ostilità tra il TPLF e il governo eritreo. Inoltre, le milizie regionali Amhara hanno partecipato al conflitto, principalmente per dispute territoriali con il Tigray. Le Forze di Difesa del Tigrè (TDF), costituite da militanti e civili fedeli al TPLF, hanno resistito alle offensive del governo federale e dei suoi alleati. Il conflitto ha portato a una grave crisi umanitaria, con milioni di persone sfollate e numerosi rapporti di atrocità e violazioni dei diritti umani. Gli attori internazionali, tra cui le Nazioni Unite e l’Unione Africana, hanno cercato di mediare il conflitto e fornire assistenza umanitaria, ma la situazione rimane estremamente volatile. La guerra civile in Etiopia non è solo una lotta per il potere politico, ma anche una questione di identità etnica e regionale, aggravata da anni di violenza preesistente e repressione. Nonostante vari tentativi di cessate il fuoco e negoziazioni, il conflitto continua a destabilizzare l’intera regione del Corno d’Africa, rendendo urgente una soluzione sostenibile e inclusiva per garantire la pace e la stabilità a lungo termine.