Eurobond: “no, avvocato, non ci siamo”.

di Dario Rivolta * –

No, non ci siamo egregio avvocato Conte, signor Presidente del Consiglio. E anche lei ministro Gualtieri capisco che debba fingere di esultare per il risultato degli incontri con il resto dei Paesi europei perché così si deve fare ma, se fosse Pinocchio, vedrebbe il suo naso allungarsi di qualche decimetro. La verità è che la linea che è passata è esattamente quella di tedeschi e olandesi e tutti i proclami sul fatto che “L’Italia farebbe da sola se l’Europa fosse sorda alle nostre proposte” suona come un bluff fallito lanciato da un giocatore di poker dilettante.
Quando ho saputo di come si sono chiuse le trattative ho provato delusione e rabbia. Delusione verso di voi che rappresentavate il mio Paese e che avete ceduto sulla nostra “linea del Piave” e rabbia contro quell’Europa inadeguata e gretta che c’è solo quando tutto va bene (per alcuni) e sparisce quando i problemi sono gravi.
La tentazione immediata è stata di lasciarmi andare all’emotività e dare fuoco alla bandiera blu con tante stelle messe a circolo, poi mi sono detto che un politico assennato non reagisce mai sull’onda delle prime sensazioni ma affronta i problemi con il massimo della razionalità possibile. Accettando il principio della vostra buona fede ho pensato che questo sia stato anche il vostro ragionamento e che, facendo buon viso a cattiva sorte, abbiate “dovuto” accettare una conclusione che, se non ci fosse stata in quei termini, avrebbe potuto significare la fine dell’Europa stessa. Certamente avete considerato che il mercato europeo è il maggior sbocco per le nostre aziende. Avrete immaginato le reazioni tremende dei vostri nemici o dei finti amici e di chi è sempre pronto solo ad attaccarvi qualora aveste rotto con gli altri partner europei. Avete messo in conto che “poco” è sempre meglio di “niente” e avete escluso la terribile evenienza di poter essere accusati di aver rotto proprio voi un giocattolo che esiste dal lontano 1957. Vi capisco! I vostri sono i naturali pensieri di un qualunque politico, specialmente italiano, cioè di chi è costretto a guidare il Paese di Guicciardini. Il vostro è stato l’ovvio comportamento, ovvio perché comunissimo, di un uomo qualunque dei nostri tempi. D’altronde, chi sedeva al tavolo (virtuale) con voi in rappresentanza degli altri Paesi non era molto diverso. Anche loro dovevano rendere conto ai loro elettori, quelli che numerosi avevano plaudito consenzienti a chi diceva che i possibili soldi europei distribuiti agli italiani sarebbero finiti in gran parte nelle tasche della mafia. Come dare torto anche a loro?
E comunque la politica è l’arte del compromesso e non si può sempre avere ragione. È pur vero che per un politico che abbia un’etica e creda fermamente nelle proprie idee, anche i compromessi hanno dei limiti insuperabili. Ma sarebbe necessario essere dei veri politici, avere un’etica e, soprattutto avere idee lungimiranti e crederci fortemente. Probabilmente era chiedervi troppo.
Se ci penso, ricordo che, fino a pochi mesi fa, anche noi del nord d’Italia avevamo lo stesso atteggiamento nei confronti del denaro che finiva al sud disperdendosi in rivoli sempre poco “virtuosi”. Se a noi nord-italiani dà fastidio immaginare di lavorare e pagare le tasse per mantenere i “parassiti” meridionali che gozzovigliano, non hanno alcun senso civico, sprecano e vivono in mezzo alla delinquenza, come stupirci che i “virtuosi” tedeschi e olandesi (e i vari sudditi dei primi) non abbiano lo stesso atteggiamento con italiani, greci e spagnoli? Tuttavia, qualche differenza esiste. L’Italia è uno stato unico, ha la stessa politica fiscale e, pur essendo lei originario della Puglia e Gualtieri romano, nessuno immagina che approfittiate della vostra posizione di comando per fare gli interessi delle vostre regioni alle spalle delle altre. Per chi conta a Bruxelles non è la stessa cosa. Guardiamo con realismo e non inseguendo improbabili fantasie a cos’è veramente l’Europa! Eccola: è un mercato comune delle merci ove ogni Stato cerca di trarre il massimo profitto immediato, anche alle spese di tutti gli altri. Non siamo un unico Stato, non siamo una Federazione, non siamo, diciamocelo, una “Unione”. Pensare diversamente è auto-ingannarsi. Per salvare le apparenze dobbiamo continuare a ripeterci che stiamo camminando verso una sempre maggiore integrazione ma sappiamo benissimo (vero Merkel? vero Rutte?) che non stiamo facendo nulla per ottenerlo. Anzi, oggi, dopo queste “ottime” decisioni contro ogni forma di Eurobonds, di Coronabonds, dopo aver escluso ogni “condivisione del debito” futuro (sì, futuro! Non passato!) possiamo mettere una pietra sopra le fantasie dei “padri fondatori”. Anche nel momento del massimo bisogno ognuno faccia per sé. Oppure si faccia colonizzare dagli altri!
Non equivocatemi: non sono anti-europeo. Fui, sono e sarò filo-europeo. Sono sempre stato convinto che un singolo Paese del nostro continente non conta né conterà mai nulla da solo nel mondo di oggi. Sono tuttora convinto che perfino il più forte di tutti noi non ha, né avrà, dimensioni economiche, peso politico, forza militare sufficienti per far sì che la sua voce possa essere presa in considerazione dai giganti USA, Cina, Russia, India. Soltanto con una unica politica estera, un’unica economia, un’unica fiscalità, un unico esercito potremo, ciascun Paese europeo, garantire la continuità del nostro attuale benessere, della nostra cultura storica, del nostro stile di vita.
Purtroppo, quella che ci ostiniamo oggi a chiamare Unione Europea, lo devo dire, mi fa schifo.
Questa non è solo l’Europa dei meschini che non hanno lungimiranza: è l’Europa dei ladri e dei truffatori. No, non alludo ai mafiosi di casa nostra. Alludo proprio ai tedeschi che hanno spolpato la povera Grecia premurandosi innanzitutto di salvare le proprie banche e tesaurizzano i loro surplus dovuti a esportazioni finanziate da un euro più debole di quello che sarebbe stato il Marco. Se non ci fossero i Paesi “meno virtuosi” a condividere l’Euro anche le esportazioni tedesche avrebbero molto meno appeal sui mercati di tutto il mondo. Alludo agli Olandesi dalla sana contabilità pubblica anche grazie alle 15.000 società fantasma che ospitano e alludo al furto di dieci miliardi di euro che perpetuano ogni anno, sottraendolo al fisco degli altri Paesi d’Europa. Alludo ai paradisi fiscali che ospitano e smerciano “legalmente” denaro illecito: (I dati sono del Corporate Tax Haven Index Ranks) non parlo delle isole da sogno ma di Stati ben più vicini: l’Olanda, il Lussemburgo, l’Irlanda, la Gran Bretagna (ancora per poco membro dell’Unione, poi continuerà a rubare dall’”esterno”). Alludo alla Polonia, alla Romania, alla Bulgaria che prendono soldi da Bruxelles (e quindi anche da noi) e poi fanno politica estera con gli USA.
È con freddezza e razionalità e mettendo da parte le prime reazioni emotive che dico a voi Conte, Gualtieri, Merkel, Rutte, altri pseudo ministri e primi ministri, voi tutti che avete sottoscritto questa specie di accordo poche ore fa, dico e affermo senza tema di smentite che siete soltanto delle mezze calzette, dei politici di terzo piano, dei falliti nel compito che la storia avrebbe potuto assegnarvi. Potevate provare al mondo quale fosse la faccia e l’azione di una vera Unione Europea, avete invece attestato il suo fallimento.
E lo devo sottolineare soprattutto per voi politici italiani perché, almeno in teoria, mi rappresentate direttamente. Se foste stati dei veri, dei grandi politici avreste veramente fatto ciò che dicevate fino a poche ore prima: “O l’Europa capisce la gravità della situazione e dimostra la solidarietà di tutti o l’Italia farà da sola”. Non doveva essere un bluff, doveva essere una vera condizione. Quelle interviste ai giornali tedeschi, quello che sembrava uno scatto d’orgoglio aveva suscitato in tutta Italia un enorme consenso, ben più di quei romantici filmati fatti girare via WhatsApp che mostravano le nostre bellezze naturali. Per una volta gli italiani erano pronti a seguirvi anche nel sacrificio. Non sto sottovalutando la situazione. So bene che “fare da soli” costituisce un rischio enorme, economico e politico, ma è quando la partita è dura e gli ostacoli sembrano insuperabili che i veri uomini (e i veri politici) sanno osare con forza e razionalità. Sappiamo tutti che, a partire dalla Confindustria, avreste ricevuto un’enorme quantità di critiche e che economisti di turno avrebbero scritto di come si trattasse di un “errore”. Tuttavia, è anche vero che la maggioranza degli italiani vi avrebbe approvato e vi avrebbe sostenuto. Ma ci voleva coraggio, ci voleva una forte convinzione!
Dovevate abbandonare il tavolo, mandarli tutti al diavolo. Vi assicuro che si poteva veramente mostrare che avremmo fatto da soli, anche se non sarebbe stato semplice. Non ci sono gli Eurobonds? Ebbene, avremmo lanciato degli italobonds solo per gli italiani, a lungo termine e detassati. Credetemi, sarebbero andati a ruba non per speculazione ma per spirito patrio. Lo spread non ci avrebbe più fatto paura e avremmo perfino avuto la possibilità di ridurre il nostro debito pubblico. Dovevate, contemporaneamente, richiamare dalle Istituzioni Europee tutti i nostri diplomatici come segno di formale e profonda protesta. Paura di distruggere tutto? Non c’era da temere: nonostante i loro mendaci vaniloqui, gli olandesi, i tedeschi e i loro sudditi, uno dopo l’altro sarebbero venuti a Canossa. Sanno sin troppo bene cosa significherebbe per i loro interessi se l’Italia veramente volesse uscire da sola da questa brutta situazione.
Purtroppo, nessuno a quel tavolo aveva la capacità né di pensare in grande né guardare lontano. I politici “nordici”, piccoli e meschini, non hanno saputo dire no ai “ventri” della parte più stupida dei loro popoli e quelli del “sud” non hanno avuto né orgoglio né coraggio.
Cosa avete ottenuto? Niente! Credete di aver “salvato” l’Europa? Vi sbagliate perché questa Europa sbilanciata e non solidale è condannata a sparire: è solo questione di tempo. Avete salvato il bilancio dello Stato Italiano? Nemmeno. Perché da un lato dite che non ricorrerete al Fondo Salva-Stati (ah sì?, come lo chiamerete?) anche se, comunque, non ci sarebbero condizioni per la spesa sanitaria. Dall’altro, essendo l’Italia un contribuente netto ed essendo i fondi che saranno messi a disposizione in arrivo da tutti (?) gli Stati, anche se ricevessimo qualcosa da Bruxelles si tratterebbe solamente di una partita di giro. In altre parole, se ci tenessimo i nostri contributi, sarebbe lo stesso o, piuttosto, perfino meglio. Certo, avete ottenuto che ci è concesso fare più debito. Perfetto! Quale generosità! Chi l’ha concesso in cuor suo spera proprio che lo si faccia. Così faremo la fine della Grecia. Costretti a vendere i nostri tesori e mettere ugualmente sul lastrico i nostri cittadini più deboli.
No, avvocato, proprio non ci siamo!

* Già deputato, è analista geopolitico ed esperto di relazioni e commercio internazionali.