EuroNato: una nuova difesa per l’Europa?

di Marco Pugliese

La Nato dopo il 1991 ha dovuto cambiare strategia, ruolo ed architettura. Essa di fatto esprime i mutamenti delle sfide per il mondo occidentale da dopo la Guerra Fredda. Lancia e scudo dell’occidente, dal 1989 al 1991 la Nato vide la disgregazione del proprio nemico storico, il Patto di Varsavia. Il nuovo “disordine” mondiale ha però dato all’organizzazione nuova vita regionale e fuori area, in Afghanistan per esempio.

L’Alleanza cambia.
Al principio esisteva un organo solo, il consiglio nordatlantico, il Nac. Nacquero via via dei comitati ad hoc, arrivano per un certo tempo a 435. Gli organi dell’Alleanza furono da sempre molto complessi causa “liquidità” dei vertici. Ai summit ed ai tavoli infatti hanno sempre potuto partecipare, a seconda del caso, varie figure istituzionali dei paesi membri. Dai ministri degli Esteri, a quelli economici o della Difesa ai primi ministri. L’Alleanza per comodità è suddivisa in aree:

– area politica e diplomatica
– area militare
– area amministrativa

Dal consiglio permanente al consiglio europeo di difesa integrata?
La nuova Nato in chiave europea non prevede la Gran Bretagna. Il Comando centrale dovrebbe, più per motivi politici, essere in Belgio e lo Stato Maggiore dovrebbe essere creato su base proporzionale considerando l’effettivo peso militare dei singoli stati con Francia, Italia e Germania equamente rappresentati e capo di stato maggiore a rotazione tra i paesi membri.
Oltre a questo impianto macro sarebbero le “forze” in campo ad essere rivoluzionate. Cinque flotte attive, due in Atlantico (basi in Francia e Portogallo), tre in Mediterraneo, ed Italia, Francia e Spagna a controllare l’area. Forze d’intervento dislocate su più porti, compresi, in caso d’emergenza quelli anglosassoni. Apertura “di uffici di collegamento e rappresentanza” in paesi terzi con eventuali concessioni di protezione militare. Questo in paesi come Tunisia, Marocco e Libia nel Mediterraneo, la Martinica in America, altre isole nel Pacifico, e Mali in Africa. Stati in cui l’Ue potrebbe attuare programmi di sviluppo sostenibile, incanalando gli ingenti finanziamenti stanziati da Bruxelles.

Da Esa a Nasa ?
La Nato dovrebbe quindi “muoversi” in chiave europea anche nei settori industriali, creando una immensa joint venture tra grandi industrie francesi, tedesche ed italiane e rilanciando l’Esa in chiave Nasa. Il tutto porterebbe il continente europeo a superare Russia e Cina, stando subito dietro agli Usa. Si va da aggiungere l’Intelligence comune, prevedendo un ritiro dall’Afghanistan ed una ricollocazione strategica in chiave mediterranea.

Nato-Ue: il punto
Una Nato-Ue potrebbe occuparsi della stabilizzazione di paesi limitrofi, non più in chiave anti Mosca. Chiarendo le rispettive zone d’influenza, andando quindi a rinegoziare la posizione nel Baltico, lo spostamento dello scudo anti missile dalla Romania alla Grecia (che potrebbe ospitare parte della parte industriale per incrementare l’occupazione).

Il difficile rapporto con la Turchia.
Per quel che concerne la Turchia, questa nuova Nato “europea” dovrebbe rinegoziare la posizione di Ankara che potrebbe diventare partner strategico fuori dall’Unione con rispettiva zona d’influenza. La deterrenza militare e l’unione d’intenti anche in Medio Oriente porterebbe Bruxelles ad evitare conflitti limitrofi nel prossimo futuro, per di più gestiti da altri. Una gestione di questo tipo darebbe all’Ue ed ai suoi rappresentanti una forza necessaria sui tavoli degli accordi internazionali. Lo smantellamento controllato della Nato (in chiave Nato europea) potrebbe essere l’occasione per l’Europa di divenire una potenza unita e voce unica, da Stoccarda a Lampedusa, qualora si riuscisse a superare l’attuale situazione di contrasto che spesso ha fatto perdere all’Unione molto terreno, questo perché per assumere un ruolo importante a livello mondiale non è necessario soltanto una moneta forte, ma anche una organizzazione militare e burocratica solida.

Le forze Nato in sintesi.
Forward Operating Base
Le FOB (Forward Operating Base) sono basi militari, con posizione militare avanzata, utilizzate per supportare operazioni tattiche della NATO.
Aeroporto di Trapani-Birgi, (Italia)
Aviano AFB, (Italia)
FOB Geilenkirchen, (Germania)
FOB Salerno, Khost (Afghanistan)
Forze navali
Forza navale di risposta rapida
Standing NATO Maritime Group 1 (Oceano Atlantico)
Standing NATO Maritime Group 2 (Mar Mediterraneo)
Forza di stazionamento contromisure mine
Standing NATO Response Force Mine Countermeasures Group 1 (Oceano Atlantico)
Standing NATO Response Force Mine Countermeasures Group 2 (Mar Mediterraneo)

La Nato Response Force in chiave europea?
La Nato Response Force è la forza di risposta rapida della Nato, costituita nel vertice di Praga del novembre 2002. e composta da unità di terra, marittime, aeree e speciali multinazionali impiegabili in qualsiasi parte del mondo ed in una vasta gamma di operazioni: guerra convenzionale, risposta alle crisi e di difesa collettiva ex art.5 del trattato Nato. Dal 2015 è capace di schierare in zona d’operazioni una grande unità elementare a livello brigata interforze, la Very High Readiness Joint Task Force (VJTF), cosiddetta “spearhead force” (forza “punta di lancia”), entro 5 giorni dall’attivazione. Il Comando strategico della NRF è gestito dal Supreme Headquarters Allied Powers Europe e viene attivata in seguito alla decisione del Consiglio Nord Atlantico, organo politico dell’Alleanza. Questo genere di risposta/azione potrebbe prendere corpo in chiave di mutua difesa del continente Europa.

La Nato in Afghanistan, ma il nuovo scenario sarà il Mediterraneo?
La Nato nel 2001 è intervenuta in Afghanistan. L’intervento fu voluto dagli Usa nella nuova guerra asimmetrica al terrorismo globalizzato. La missione è tutt’ora in corso. Ma un nuovo scenario è sempre più ingombrante nella nuova politica Nato: il Mediterraneo. La Libia rappresenta la nuova (forse) sfida per la Nato, sempre più a dimensione europea. La nuova amministrazione Usa dinanzi alle sfide del Pacifico infatti non ha più intenzione di destinare fondi ingenti all’Alleanza. Un problema per gli stati europei che fino ad ora avevano potuto contare sull’ appoggio notevole dei finanziamenti americani oltre il 60%. L’ Europa però avrà l’occasione di contare di più in ambito decisionale e virare su scenari a lei più vicini, come quello libico o balcanico (dove il Montenegro rappresenta una testa di ponte). Il Mediterraneo orientale inoltre interessa da vicino alla Nato per lo “scudo spaziale dinamico” onde prevenire con la deterrenza pericolose escalation mediorientali e non.

Sganciamento dal teatro russo?
La nuova Nato dovrebbe avere una vocazione meno anti russa. Nel Baltico la tensione potrebbe diminuire in cambio di una svolta in Lettonia, stesso discorso in Moldavia e Romania e la costruzione dello “scudo spaziale”. Rinunciare a questi progetti e lasciare dei paesi “cuscinetto” potrebbe esser la soluzione per evitare frizioni (economicamente ingenti) con Mosca. Una cooperazione con la Russia garantirebbe una concentrazione di forze e risorse nel teatro Mediterraneo. La cooperazione con i russi potrebbe spostarsi in Africa ed in Asia centrale. I paesi Asean invece preferirebbero cooperare con gli europei e non con americani e russi.

La Nato globale (EuroNato) come hub europea.
L’ EuroNato sarebbe un polo militare e politico a livello di Russia e Cina. Poco sotto gli Usa, rappresenterebbe una deterrenza strategica pesante per Medio Oriente ed Africa Settentrionale. Basi EuroNato in Africa? Potrebbe esser utile a livello strategico esser presenti stati come Marocco, Tunisia, Egitto, Libia e forse Siria. Una “deterrenza avanzata” che consentirebbe ai paesi coinvolti di stabilizzarsi ed essere protetti da eventuali minacce esterne. In questo modo verrebbe a crearsi una stabilità economica basilare per sradicare l’estremismo. La Tunisia potrebbe ospitare un paio di basi e scoraggiare qualsiasi ingerenza estrema avendo sul proprio territorio mezzi e truppe Nato. La situazione andrebbe cristallizzandosi sullo stile della Germania Ovest. Un mondo multipolare con confini e zone d’influenza ben definite può prevenire conflitti e tensioni. Gli Usa si sgancerebbero dal teatro europeo che a livello militare non perderebbe una nazione faro come la Gran Bretagna. Italia, Francia e Germania potrebbero inoltre esser i pilastri industriali del nuovo sistema che costruirebbe in Europa i propri mezzi, evitando quindi d’esportare in zone calde.
Concludendo la nuova Nato avrebbe una struttura integrata d’intelligence per andare ad esaurire del tutto tentativi d’attacco asimmetrico sul suolo europeo, spesso efficace a causa della scarsa collaborazione tra servizi statali.