Europee: terremoto a Parigi e Berlino. Meloni tiene, ma vince la disillusione

di Enrico Oliari –

Se in Italia la coalizione di maggioranza tiene, con il partito della premier Giorgia Meloni in crescita e Forza Italia che supera la Lega di Matteo Salvini, il risultato delle elezioni europee si è tradotto in uno shock elettrico che ha attraversato punti nevralgici della politica europea, tra cui Parigi e Berlino.
Va premesso che partiti e politiche, compresa la posizione sull’Ucraina, hanno deluso e disilluso buona parte dell’elettorato europeo, per cui il gravissimo (ed oggi volutamente rimosso dalla bocca degli analisti) astensionismo è il vero vincitore, ed anche in Italia oltre la metà degli elettori non si è presentata alle urne. D’altronde gli europei continuano a non capire la funzione di un Europarlamento rappresentativo ma dai poteri limitatissimi (a comandare sono il Consiglio europeo e Commissione), dai costi farraginosi (tre sedi) e dalle scelte politiche incomprensibili, dall’Ucraina alle auto elettriche. Appare evidente infatti che ad oggi la Casa comune appare in una situazione di limbo, e fino quando i paesi non accetteranno di perdere pezzi della propria sovranità (o riacquisirla tutta), l’Unione Europea continuerà ad essere monca.
Le sicurezze di popolari e i socialisti si sono infrante oggi sul voto di destra un po’ ovunque, ma la prima scossa di terremoto di magnitudo 8 si è verificata in Francia, dove Emmanuel Macron, che per portare l’Ucraina nella Nato sognava di spedire i suoi soldatini di piombo alla conquista del Cremlino, è stato più che doppiato dalla destra di Marine Le Pen. Rassemblement National (Rn) ha infatti preso il 31,4% dei voti (+ 10% rispetto alle precedenti europee) conquistando 30 degli 81 seggi che spettano alla Francia. Già ieri sera il capolista di Rn, il 28enne Jordan Bardella, forte del trionfo ha chiesto elezioni anticipate, una provocazione, ma Macron ha stupito tutti quando ha annunciato lo scioglimento dell’Assemblea nazionale e le elezioni anticipate.
In Germania l’opposizione Csu-Cdu, che esprime l’attuale capo della Commissione europea Ursula von dar Leyen, si è piazzata prima con quasi il 30% delle preferenze e 29 seggi all’Europarlamento, ma la notizia è la batosta subita dalla coalizione “semaforo”, composta da socialisti, verdi e liberali del Fdp, che governa la Germania con Olaf Scholz (Angela Merkel era di ben altra risma): persino l’estrema destra di Alternative fuer Deutschland (Afd) si è piazzata con il 15,9% dei voti (15 seggi) davanti al cancelliere, il quale nel momento non sembra voler mollare la guida del governo federale.
Male per la maggioranza i risultati del voto anche in Belgio, dove le urne erano aperte anche per le elezioni federali e delle varie camere: il premier Alexander De Croo ha annunciato le dimissioni.
Come ci si aspettava i Popolari restano saldi al Parlamento europeo con 184 seggi (+8), per cui von der Leyen tenterà di essere rieletta per un secondo mandato; secondi sono i socialisti con 139 seggi, terzo è arrivato Renew Europe, 79 seggi (-23); quarti i conservatori – riformisti (Ecr) con 73 seggi (+4); quinto il gruppo Identità e Democrazia (58 seggi (+9); sesti i Verdi con 52 seggi (-19).