Export di prodotti agroalimentari italiani in America e Canada: l’orizzonte è sempre più roseo

Articolo a cura di Cosebuoneacasa.it

Tutti i paesi del mondo, questo è ormai risaputo, invidiano i nostri prodotti agroalimentari, come la pasta ovviamente, il vino, l’olio extra vergine di oliva e i formaggi. Proprio per questo motivo l’export dei prodotti agroalimentari italiani ha sempre vissuto una condizione piuttosto rosea, che sta migliorando notevolmente nel corso del tempo, soprattutto grazie alla crescita della richiesta da parte degli Stati Uniti d’America e del Canada. L’export verso questi paesi ha superato nel 2016 un valore di ben 4,6 miliardi di euro. Non solo, in questi primi mesi del 2017 infatti le vendite verso l’America sono addirittura aumentate del 7%. Secondo gli esperti nel corso dei prossimi anni sarà possibile incorrere in un ulteriore incremento delle vendite verso il Nord America, un dato questo davvero molto positivo per le aziende produttrici italiane che possono sfruttare questa ondata di successo per ottenere entrate economiche davvero molto interessanti.
Perché il Nord America e il Canada sono le destinazioni più importanti per l’export agroalimentare Made in Italy? La motivazione principale deve essere ricercata ovviamente nell’alta qualità dei nostri prodotti, prodotti considerati infatti d’eccellenza, prodotti che se realizzati in altri paesi non possono in alcun modo eguagliare i sapori che hanno reso il nostro Bel Paese tanto famoso nel mondo. Credere però che solo ed esclusivamente questo sia il motivo che ha dato una forte spinta all’export dei prodotti nostrani è del tutto sbagliato. Non si tratta solo di alta qualità e di ricercatezza di sapori, ma anche del desiderio di circondarsi del lusso, un desiderio che per buona parte della popolazione di questi paesi è diventato una realtà da quando il loro reddito è cresciuto: oggi infatti il reddito medio procapite in America e in Canada va da un minimo di 42.000 ad un massimo di 57.000 dollari e le statistiche parlano di una possibile crescita addirittura del 14% nel corso dei prossimi 5 anni.
Il consumatore americano e canadese medio di prodotti Made in Italy non si getta in questo genere di acquisti una volta ogni tanto, così giusto per togliersi uno sfizio. Si tratta di un consumatore piuttosto costante nelle sue scelte, si tratta insomma di quello che viene definito un authentic user: i prodotti agroalimentari italiani entrano nelle sue case ogni giorno e vengono utilizzati tra le mura domestiche per cucinare ogni genere di piatto, prodotti il cui marchio è facilmente riconoscibile da questi user così accaniti che conoscono tutti i nomi delle aziende produttrici italiane. Stando a recenti ricerche condotte da Nomisma, sembra che l’authentic user americano medio sia un consumatore tra i 36 e i 51 anni di età che vive a New York e dintorni, che ha un elevato livello di istruzione e anche ovviamente un elevato reddito e che ha una passione per la cucina. Spesso si tratta di una persona che semplicemente segue molti programmi di cucina in televisione, ma altrettanto spesso si tratta di un appassionato che ha anche deciso di frequentare un vero e proprio corso di cucina. L’authentic user canadese medio è molto simile, solo che in questo caso l’età si alza notevolmente, da infatti un minimo di 52 ad un massimo di 65 anni.
Sono davvero molti insomma i consumatori americani e canadesi pronti ad acquistare i nostri prodotti, consumatori che anzi stanno facendo letteralmente lievitare la domanda e, si sa, una domanda crescente ha bisogno di essere soddisfatta nel minor tempo possibile se si desidera che rimanga tale. Proprio per questo motivo le aziende produttrici italiane devono cercare di rendersi pronte all’esportazione dei loro prodotti, non tanto con la vendita al dettaglio che molte cercano di portare avanti tramite i propri canali commerciali online, quanto con la vendita all’ingrosso. Può capitare però che alcune aziende si sentano frenate: la paura infatti è che il rischio commerciale entrando nel mercato internazionale sia davvero molto elevato. Recenti statistiche hanno invece dimostrato che il rischio commerciale connesso alle vendite, specialmente a quelle all’ingrosso, verso USA e Canada è molto più basso rispetto al rischio connesso invece alle vendite verso il mercato europeo, per non parlare poi di quello connesso alle vendite dentro i confini del nostro Bel Paese. Le aziende produttrici non hanno insomma nulla da temere e dovrebbero cercare quanto più possibile di sfruttare questa occasione di successo che i nostri prodotti agroalimentari stanno vivendo, così da far decollare le esportazioni, così da rendere l’economia italiana ancora più fertile e capace di crescere.