Fake news e verità taciute: quando la stampa è al servizio della russofobia europea

di Dario Rivolta *

La stampa europea si è oramai innamorata del caso fake news, naturalmente attribuendole soltanto alla perfidia del nemico di turno, recentemente sempre la Russia. Sembra però dimenticarsi che ben più pericolose per la verità sono quelle che, abilmente e tanto per rendere più plausibili anche quelle totalmente inventate, vengono inframmezzate da fatti realmente accaduti. C’e’ poi un’altra categoria di “informazioni” che servono ancora di più all’efficacia della propaganda e sono quelle non volutamente taciute. Cioè quelle che potrebbero vanificare, alla luce della loro esposizione, l’effetto propagandistico di quanto scritto (o detto) in precedenza.
Esempi di questo genere ce ne sono in grande abbondanza e, ahimè, non fanno certo onore a certa stampa e a certi giornalisti. Pescando nel mucchio di quanto accade nel mondo ed è volutamente ignorato o minimizzato ne ho identificate almeno tre (ma ciascun lettore potrebbe trovarne a decine).
Una riguarda il famigerato caso Skripal. Si ricorderà come, ancor prima di fare alcuna analisi chimica, si urlò al tentativo russo di eliminare una sua ex spia doppiogiochista tramite un particolare gas. Questo fu identificato come un prodotto della “famiglia” Novichok, detenuto “esclusivamente” in Russia e trasportato dentro una valigia dalle mani inconsapevoli della stessa figlia dello Skripal o da altre spie appositamente incaricate. A nulla valsero le immediate smentite dei russi che ricordavano che tutte le armi chimiche accumulate durante il periodo sovietico (e dopo) fossero state distrutte, così come confermato dall’ente internazionale OPCW appositamente creato a seguito della convenzione internazionale sulle armi chimiche. Ancor meno fu preso in considerazione il fatto che, se mai lo Fsb russo avesse voluto punire un traditore, non avrebbe aspettato ben sei anni dopo la sua partenza per Londra e, comunque, non avrebbe avuto alcun interesse a farlo proprio poco prima del campionato del mondo di calcio e delle elezioni nel Paese. Ciò che la stampa ha minimizzato è stata la dichiarata e pronta disponibilità di Mosca a collaborare alle indagini per scoprire di quale sostanza realmente si trattasse e chi avrebbe potuto usarla. Nemmeno fu considerato che, se proprio Novichok fosse l’agente avvelenatore, sarebbe potuto provenire da Svezia, Repubblica Ceca, Slovacchia o dalla stessa Gran Bretagna, tutti Paesi supposti esserne ancora in possesso. Le notizie più o meno taciute riguardano invece il fatto che la figlia di Skripal, guarita, fu dimessa dall’ospedale in aprile e lo stesso Serghei Skripal è uscito in buona salute dall’ospedale lo scorso 18 Maggio. Le autorità russe, saputa la notizia, hanno reiterato la loro disponibilità a collaborare alle indagini e a incontrare le due vittime per raccoglierne la testimonianza. Tale volontà di collaborazione è stata ancora una volta negata dal governo inglese che ha pure annunciato il trasferimento del signor Skripal in una località segreta. Qualcuno teme forse che possa parlare e magari raccontare una verità diversa da quella britannica ufficiale?
Una seconda notizia “sottovalutata” da tutti i giornali occidentali è stata la dichiarazione di Harlem Desir, rappresentante OSCE per la libertà dei media. Costui il 15 maggio scorso da Vienna ha espresso “una forte preoccupazione per quanto sta accadendo” nella “democratica” e “amica dell’occidente” Ucraina. La mattina di quello stesso giorno infatti un gruppo di appartenenti ai servizi di sicurezza locali è entrata con la forza nell’ufficio dell’agenzia di stampa russa Ria Novosti a Kiev e negli uffici della televisione, sempre russa, RT. Dopo aver messo a soqquadro le redazioni, ha arrestato, prelevandone alcuni anche nelle loro abitazioni, tutti i giornalisti delle due testate tra cui il capo ufficio di Ria Novosti Kirill Vyshinsky, cittadino ucraino. L’accusa delle autorità di Kiev contro le due testate è stata quella di svolgere un’attività antipatriottica. Perché le federazioni della stampa europee, giustamente preoccupate per quanto avviene in Turchia e in Egitto, non sono insorte contro la libertà di stampa violata? Forse perché quanto accaduto, congiuntamente alle ronde antisemite e al pestaggio pubblico dei filorussi, non corrisponde all’idea che si vuol far passare in occidente di un’Ucraina finalmente “democratica”?
La terza notizia non data non è nemmeno recente. Tutte le pagine dei nostri giornali erano state riempite delle accuse lanciate contro gli atleti e le autorità sportive russe in merito a un presunto sistema regolarmente utilizzato di dopaggio. In Europa, la convinzione indotta in ogni lettore fu che lo sport russo fosse tutto “marcio” e solo alla chimica si dovessero le sue vittorie. La conseguenza di quelle accuse, basate soltanto sulle dichiarazioni di un ex atleta inviperito, hanno portato all’esclusione di tutti gli atleti russi dalle Olimpiadi coreane. Peccato che la Commissione incaricata di indagare (e confermare la veridicità di quanto in precedenza sostenuto) è arrivata invece al risultato che non esisteva alcun “sistema” di dopaggio e che, ove avvenuto, riguardasse soltanto singoli atleti. Il risultato del lavoro della Commissione arrivò pochi giorni prima dell’inizio dei Giochi ma, guarda un po’!, il CIO, indispettito, disse che occorrevano nuove indagini e l’esclusione dei russi fu mantenuta.
I lettori più attenti sono invitati a seguire con attenzione tutte le notizie che usciranno da qui all’inizio del campionato mondiale di calcio. Visti i precedenti e considerata l’immagine positiva che ne potrebbe scaturir in caso di una buona organizzazione dell’evento da parte russa, non ci sarà da stupirsi se qualche nuova “scoperta” negativa sarà lanciata su giornali e televisioni o se, nello svolgersi delle competizioni, succederà qualche disordine certamente attribuibile alle occulte azioni dello Fsb.

* Già deputato, è analista geopolitico ed esperto di relazioni e commercio internazionali.