Filippine. Il Parlamento proroga la legge marziale nel Mindanao. Ma Duterte vuole di più

di C. Alessandro Mauceri –

Il Parlamento filippino ha votato a larga maggioranza la proroga definitiva della legge marziale nella regione meridionale di Mindanao fino alla fine del 2017. La settimana scorsa il presidente Rodrigo Duterte aveva interrotto la visita ufficiale in Russia per rientrare a Manila, dove aveva annunciato che la legge marziale sarebbe potuta essere estesa a tutto il territorio nazionale e non solo alla regione meridionale di Mindanao.
La misura drastica era già stata avviata a maggio scorso dopo il fallito raid nella città di Marawi, centro urbano di circa 200mila abitanti in maggioranza musulmani nell’isola meridionale di Mindanao considerata il nuovo feudo di Daesh (Isis) nel sud-est asiatico. Obiettivo dell’intervento militare delle truppe governative era catturare Isnilon Hapilon, leader del gruppo Abu Sayyaf considerato l’organizzazione integralista islamica più pericolosa e strutturata del Sud-est asiatico. Su di lui pende una taglia di 5 milioni di dollari, offerta dagli Stati Uniti. Pesante il bilancio degli scontri con decine di morti e feriti. al termine degli scontri gli islamisti avevano preso il controllo di alcune zone della città e liberato un centinaio di prigionieri. Stando ai dati riportati dal governo di Manila sarebbero diverse centinaia i morti e oltre 400mila gli sfollati.
Nel paese gli scontri con i gruppi islamici vanno avanti da anni: già negli anni ’70 si erano verificate insurrezioni da parte della popolazione musulmana, una minoranza penalizzata dal governo centrale. Nel 2014, poi, il Milf (Moro Islamic Liberation Front) aveva siglato un accordo di pace con l’allora presidente Aquino, ma senza che il Congresso approvasse la proposta di legge per l’autonomia del sud (che era parte dell’accordo firmato dal presidente). Proprio la mancata ratifica di questo accordo sarebbe la scusa utilizzata dai gruppi jihadisti per tornare a combattere arruolando nuovi miliziani (non solo filippini ma anche malesiani, indonesiani e ceceni). Una escalation possibile anche grazie ai finanziamenti giunti dallo Stato Islamico (come ha confermato un report dell’Ipac, Institute for Policy and Conflict).
Visto il perdurare della situazione, il presidente delle Filippine Rodrigo Duterte da un lato ha promesso che entrerà in vigore la “Bangsamoro Basic Law”, che prevede l’auto-governo da parte della popolazione musulmana per l’area meridionale; dall’altro però Duterte ha dichiarato la legge marziale su tutta l’isola per “poter affrontare meglio la crisi e l’assedio contro i terroristi”. Dure le proteste da parte delle opposizioni che asseriscono che l’estensione della legge viola la Costituzione che ne limita l’utilizzo a 60 giorni.
Secondo alcune fonti, la guerriglia islamica che va avanti da decenni, avrebbe causato circa 200mila morti.