Filippine. Il presidente Duterte nella difficile contrapposizione tra Cina e Usa nel Mar Cinese Meridionale

di Alberto Galvi –

Da quando Rodrigo Duterte è salito alla presidenza delle Filippine nel luglio 2016, i rapporti con gli Usa per il paese asiatico sono diventati sempre più complicati, soprattutto dopo aver annunciato l’intenzione di stringere legami più forti con la Cina. Questo cambio di direzione è dovuto alle critiche mosse dall’amministrazione Obama alla sua cosiddetta guerra alla droga che ha comportato esecuzioni extragiudiziali e violazioni dei diritti umani.
Poco dopo l’insediamento di Duterte, un tribunale internazionale ha stabilito che le porzione di Mar Cinese Meridionale contese tra Manila e Pechino rivendicate da entrambi i paesi appartengono alle sole Filippine, non sorprende quindi che Washington abbia minimizzato la vittoria delle Filippine nel 2016 presso la PCA (Permanent Court Arbitration) che ha invalidato le rivendicazioni territoriali della Cina.
Duterte, con un annuncio inatteso, ha deciso per l’abrogazione del VFA (Visiting Forces Agreement), che consentiva alle truppe statunitensi di stazionare nel paese asiatico. Dopo che il senato di Manila e diversi funzionari governativi hanno chiesto collettivamente una revisione del trattato, in quanto il presidente non può annullare unilateralmente un trattato internazionale, Duterte ha fatto una parziale retromarcia, limitandosi a sospenderlo per sei mesi.
L’EDCA (Enhanced Defense Cooperation Agreement) nel 2014 aveva rafforzato i rapporti tra Filippine e Usa ma, se la decisione del presidente Duterte nel febbraio 2020 di voler ritirare definitivamente le Filippine dall’accordo VFA del 1999 si fosse concretizzata, si sarebbe indebolita la presenza degli statunitense nel sud-est asiatico e, di conseguenza, rafforzata la posizione della Cina nel Mar Cinese Meridionale.
Inoltre questa decisione avrebbe reso inutilizzabile l’EDCA, mettendo in discussione il VFA del 1951, successivamente integrato con l’ingresso delle Filippine nella SEATO (Southeast Asia Treaty Organization), istituita nel 1955.
Le Filippine sono state per anni uno dei principali alleati degli Usa in Asia e nel Pacifico, insieme a Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Thailandia, Australia e Nuova Zelanda, ma Duterte ha anche impedito negli ultimi anni alle navi da guerra statunitensi di utilizzare le basi filippine durante qualsiasi operazione di libera navigazione nelle acque nazionali e ha annunciato che Manila non avrebbe partecipato alle esercitazioni navali regolari con gli Usa, l’Australia, l’India, il Giappone e altri alleati, per evitare di inimicarsi i cinesi.
Il presidente filippino ha anche accantonato la disputa territoriale del suo paese con Pechino nel Mar Cinese Meridionale, in cambio di 24 miliardi di dollari di prestiti e impegni di investimento da parte della Cina per finanziare progetti infrastrutturali. Le Filippine impoverite vedono Pechino come una fonte di investimenti e di aiuti allo sviluppo nonostante una disputa decennale sulla sovranità marittima di quell’area.
Inoltre nel tentativo di ottenere l’accesso prioritario a un vaccino Covid-19 sviluppato dalla Cina, Duterte ha mantenuto la sua posizione non conflittuale sulle questioni marittime, anche con le recenti esercitazioni militari cinesi nelle acque contese.
Nonostante ciò, l’esercito filippino vuole che il paese mantenga stretti legami con gli Usa, in quanto per anni hanno fornito finanziamenti e soprattutto perché la presenza cinese nel pacifico si rafforza. L’approccio conciliante di Duterte verso la Cina non è inoltre condiviso dalla maggior parte dell’opinione pubblica filippina, che continua a vedere l’alleanza con le altre potenze globali e regionali in modo sempre più favorevole.
Tale calo di popolarità della Cina tra i filippini è coinciso con l’aumento del contagio da coronavirus che ha devastato l’economia del paese e la continua aggressione di Pechino nell’area contestata. Le Filippine e la Cina si sono scontrate per anni su rivendicazioni territoriali in un mare ricco di risorse, attraverso il quale passano ogni anno trilioni di dollari di beni commerciali provenienti da tutto il mondo.
Negli ultimi mesi il dipartimento degli Affari esteri delle Filippine ha rilasciato una dichiarazione che esprimeva solidarietà al Vietnam dopo che una nave di sorveglianza cinese aveva speronato e affondato un peschereccio vietnamita nel Mar Cinese Meridionale.
I legami tra Cina e Filippine rimarranno probabilmente stabili finché Duterte sarà alla guida del paese, il suo mandato presidenziale scade però fra meno di due anni e l’esito delle elezioni che si terranno nel 2022 non è scontato. L’arcipelago delle Filippine intende probabilmente provare a mantenere relazioni paritarie con entrambe le superpotenze, ottenendo gli investimenti dalla Cina insieme al sostegno militare degli Usa per resistere alle ingerenze cinesi.
In questi anni i rapporti tra il presidente americano Trump e quello filippino Duterte sono stati sempre ottimi e questo ha permesso che i rapporti tra i due paesi non si rompessero in maniera definitiva.