di Giuseppe Gagliano –
Mentre in Europa si moltiplicano gli appelli alla pace e al dialogo, la Finlandia e l’Ucraina hanno stretto un nuovo memorandum d’intesa per la cooperazione in ambito difensivo. Un accordo che, ufficialmente, punta allo scambio di informazioni, alla ricerca tecnologica e alla produzione di munizioni. Ma la realtà, come spesso accade, è più complessa e meno nobile: dietro il velo del sostegno a Kiev, Helsinki sta consolidando un proprio vantaggio strategico, con un occhio attento agli enormi profitti della sua industria militare.
Firmato dal ministro della Difesa finlandese Antti Hakkanen e dal suo omologo ucraino Rustem Umerov, il memorandum rappresenta l’ennesimo tassello di una strategia occidentale che non mira a una soluzione diplomatica del conflitto, ma a un suo prolungamento. Non a caso, oltre all’accordo, la Finlandia ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti militari da 200 milioni di euro, il 28° dall’inizio della guerra. Il totale degli aiuti militari finlandesi all’Ucraina ha ormai raggiunto i 3,3 miliardi di euro, una cifra che colloca Helsinki tra i principali sostenitori di Kiev in termini di rifornimenti bellici.
Hakkanen ha motivato l’accordo con un curioso ragionamento: “Le forze armate ucraine, dopo tre anni di guerra, sono tra le più esperte in Europa. È chiaro che, nello sviluppare la nostra difesa, dovremmo ascoltare attentamente gli insegnamenti dell’Ucraina”. Un’affermazione che tradisce il vero intento finlandese: trasformare il conflitto in un’opportunità di crescita per il proprio comparto militare.
Non è un caso che solo un mese fa Helsinki abbia annunciato un piano da 660 milioni di euro per lo sviluppo dell’industria della difesa, con particolare attenzione alla produzione di munizioni ed equipaggiamenti destinati proprio all’Ucraina. Un investimento che, sotto il pretesto del supporto a Kiev, garantisce un futuro radioso ai produttori finlandesi di armamenti. L’industria bellica del Paese non è mai stata così in salute, con commesse garantite per gli anni a venire.
L’accordo con l’Ucraina però non si limita a una questione di affari. Sul piano geopolitico, rafforza una spirale di tensione che rende sempre più improbabile una soluzione pacifica del conflitto. Ogni nuovo invio di armi da parte di un Paese europeo è un ulteriore ostacolo ai negoziati, un nuovo tassello in un mosaico che allontana qualsiasi ipotesi di distensione con la Russia.
La Finlandia, che per decenni ha mantenuto una posizione neutrale e un dialogo cauto con Mosca, ha ormai abbandonato la sua storica prudenza per allinearsi alle strategie più aggressive della NATO. Eppure se Helsinki spera di ottenere maggiore sicurezza in questo modo, il rischio è esattamente l’opposto: ogni ulteriore passo verso il sostegno militare incondizionato all’Ucraina rende la Finlandia un obiettivo strategico sempre più esposto.
Mentre si celebra la “solidarietà” verso Kiev, nessuno sembra interrogarsi sulle conseguenze a lungo termine di queste politiche. Il massiccio trasferimento di armi all’Ucraina non solo prolunga il conflitto, ma getta le basi per un’Europa sempre più militarizzata e dipendente dal comparto industriale bellico. Un fenomeno che avvantaggia soltanto i produttori di armi e chi trae profitto dalla guerra, mentre i cittadini europei pagano il prezzo di questa strategia in termini di sicurezza, instabilità e risorse pubbliche deviate dalla spesa sociale verso l’apparato militare.
L’accordo tra Finlandia e Ucraina è solo l’ultimo esempio di come la guerra sia diventata un affare redditizio per alcuni, mentre per altri rappresenta solo un costo umano e politico inaccettabile. Prolungare il conflitto a suon di finanziamenti e forniture militari non porta la pace più vicina: al contrario, rafforza il ruolo dell’industria bellica, allontana la possibilità di negoziati e rende sempre più fragile l’equilibrio europeo.
La Finlandia ha davvero bisogno di questa escalation? O sta solo seguendo una strategia dettata da interessi che nulla hanno a che vedere con la sicurezza della sua popolazione? La risposta, forse, arriverà quando il conto di queste scelte sarà più chiaro e più salato.