Forum Cina – Africa: investimenti e cancellazione del debito

Mario Lettieri e Paolo Raimondi * –

Il 3 e 4 settembre si è tenuto a Pechino il “Forum of China Africa Cooperation” (FOCAC) con la partecipazione di 53 capi di stato e di governo di tutti i Paesi africani e della dirigenza cinese. Il FOCAC, fondato nel 2000, è alla sua terza grande conferenza internazionale dedicata alla cooperazione tra Africa e Cina per un destino condiviso.
Oltre mille rappresentanti di seicento imprese e istituti di ricerca hanno partecipato all’evento, Molti gli imprenditori cinesi e africani interessati a promuovere i rapporti nel campo dell’industrializzazione, del commercio e delle infrastrutture.
Finora gli investimenti cinesi nel continente africano sono stati massicci: 110 miliardi di dollari negli ultimi 10 anni. Ora la Cina, per i prossimi tre anni, s’impegna con altri 60 miliardi, di cui 15 in crediti a tasso zero, 20 in crediti privilegiati, 10 per un fondo speciale di sviluppo, 5 per finanziare importazioni dall’Africa e 10 miliardi per sostenere investimenti da parte delle imprese cinesi in Africa.
Nel periodo gennaio-luglio 2018, gli scambi tra Africa e Cina hanno già raggiunto i 116 miliardi di dollari, con un aumento del 19% rispetto allo stesso periodo del 2017. Significativo è il dato relativo alle loro bilance commerciali, che sono quasi in parità.
La grande novità, in verità, sta nell’intenzione cinese di estendere il programma infrastrutturale della Nuova via della seta, la cosiddetta Belt and Road Initiative, verso il continente africano. E’ stato, infatti, firmato un nuovo piano d’azione per integrare la Belt and Road, al suo quinto anniversario, con l’Agenda 2030 dell’ONU e con l’Agenda 2063 dell’Unione Africana, nonché con i vari piani nazionali di sviluppo dei Paesi africani.
L’occidente, e in particolare l’Europa, ha, purtroppo, fallito miseramente nei rapporti con l’Africa. Ancora forte è l’influenza delle logiche neocoloniali! La Cina, invece, a suo modo si è impegnata per lo sviluppo del continente africano. Certo non lo fa a titolo gratuito e molti aspetti della loro cooperazione potrebbero essere modificati e migliorati. Tuttavia, essa sembra voglia coniugare gli investimenti con lo sviluppo. Non si tratta, quindi, di mero accaparramento di terre e di materie prime.
In quest’ottica, le infrastrutture e le industrie manifatturiere sono considerate i percorsi principali della crescita economica del continente. La Cina ha già dato un grande contributo in tale direzione. Dal 2000 ha costruito oltre 5.000 km di ferrovie e di strade.
Molti africani sostengono che, nell’ambito dell’ampliamento della Nuova via della seta, la cooperazione cinese-africana potrebbe affrontare e risolvere alcune sfide fondamentali per lo sviluppo e il benessere dei popoli. In Africa, dove 600 milioni di persone non hanno ancora accesso all’energia elettrica, il 40% dei prestiti cinesi è destinato al settore della produzione di energia e il 30% alla modernizzazione delle infrastrutture.
Ovviamente l’occidente, però, accusa la Cina di sfruttare le risorse del continente per attirare i leader africani nella “trappola del debito”: renderli dipendenti e sottomessi facendoli indebitare con le banche cinesi. In realtà il Consiglio Economico e Sociale dell’ONU ha recentemente documentato che, per i paesi africani, in media il tasso tra debito pubblico e Pil è del 32%. Per alcuni paesi produttori di petrolio sarebbe del 40%. Un tasso superiore al 25% posto come obiettivo dal FMI. Ben sotto i livelli dei paesi occidentali!
Il successo del summit del FOCAC dimostra che gli attacchi strumentali non hanno presa. Anzi.
Il presidente Xi, nel suo discorso, ha ribadito l’importanza di operare insieme per realizzare un mondo multipolare e ha affermato che la Cina intende cancellare i debiti di alcuni Stati poveri dell’Africa. Xu Jinghu, inviata speciale per gli affari africani, ha aggiunto che “la Cina non ha aumentato il fardello del debito africano”. Le ragioni complesse della crescita del debito africano sono molteplici, a partire dalla caduta dei prezzi delle materie prime che ha ridotto le entrate dei singoli Stati.
La Cina pone molta attenzione alle problematiche del debito dei paesi poveri e di quelli in via di sviluppo. Nei paesi africani si pone la domanda: dove sono l’Europa e gli Stati Uniti quando si parla di investimenti nel continente e della necessità di liberarlo dal fardello del debito?
A tale interrogativo non si può sfuggire se realmente s’intende “aggredire” la questione africana che, volenti o nolenti, riguarda non poco l’Europa. In primis l’Italia.

* Mario Lettieri, già deputato e sottosegretario all’Economia; Paolo Raimondi, economista e docente universitario.