Francia. Ancora rilevazioni della nube radioattiva dall’est

di C. Alessandro Mauceri

Sembra non avere fine la lista di incidenti nucleari in Europa. A settembre l’Autorità per la Sicurezza nucleare francese aveva dichiarato l’esplosione di un forno utilizzato per il riciclaggio di scorie a bassa radioattività nell’impianto Centraco di Codolet (Marcoule), nel sud della Francia, a soli 257 chilometri da Torino. Un “incidente industriale, non un incidente nucleare”, ma sul posto venne indetta immediatamente una riunione di “valutazione precisa di eventuali impatti radiologici dell’incidente” alla quale prese parte il ministro dell’Ecologia, Nathalie Kosciusko-Morizet; l’incidente causò un morto e quattro feriti, uno dei quali in modo grave.
Nei giorni scorsi è stato l’Istituto di Radioprotezione e Sicurezza nucleare a diffondere la notizia di un altro incidente nucleare: una nube radioattiva proveniente dai paesi dell’Est ha attraversato l’Europa: le stazioni europee hanno mostrato livelli elevati di rutenio 106, un isotopo radioattivo prodotto da scissioni di atomi che non si verificano naturalmente nell’atmosfera, con una costante diminuzione dal 6 ottobre in poi. Un “incidente”, quindi, che si sarebbe verificato non nei giorni scorsi ma addirittura a settembre o ad ottobre.
L’IRSN ha specificato che non è possibile stabilire con precisione il luogo in cui è avvenuto il rilascio di materiale radioattivo ma, basandosi su modelli meteorologici, sarebbe tra i Monti Urali e il fiume Volga. Ciò limiterebbe l’area dell’incidente alla Russia o al Kazakistan. Le autorità di entrambi i paesi però hanno affermato di non essere a conoscenza di alcun incidente nelle loro centrali nucleari. Almeno fino ad ora. Una situazione che lascia molti dubbi anche sulle cause della contaminazione: il rutenio 106 potrebbe essere stato rilasciato in un centro di medicina nucleare o da un sito di trattamento di combustibile nucleare.
Tutte le fonti si sono precipitate a dichiarare che non esistono rischi per la salute umana o per l’ambiente in Europa. L’IRSN però ha stimato un rilascio tra i 100 e i 300 terabecquerel sebbene per un lasso di tempo di poche settimane: un livello di emissioni che, se si fosse verificato in Francia, avrebbe reso necessario evacuare gli abitanti nel raggio di vari chilometri. Jean-Christophe Gariel, direttore per la salute all’IRSN, ha detto in un’intervista al Guardian, che è compito del paese dove è avvenuta la fuga radioattiva (Russia o Kazakistan) identificare la fonte e comunicarla.
Una mancanza in tal senso che potrebbe comportare l’intervento delle Nazioni Unite e il deferimento del paese che non ha lanciato l’allarme.