Francia ed estremismo islamico: escalation di tensioni e violenze tra vignette, disegni di legge ed attentati

di Mariarita Cupersito

L’attentato nella cattedrale di Notre Dame a Nizza fa ripiombare la Francia nell’incubo del terrorismo e del fondamentalismo islamico, che ormai da anni costituisce un grave problema per il Paese. Nelle scorse settimane, quando ancora non si erano placate le polemiche per le vignette satiriche su Maometto recentemente pubblicate da Charlie Hebdo, la cui redazione a Parigi subì un grave attentato il 7 gennaio del 2015, il professor Samuel Paty è stato ucciso da un giovane di origini cecene proprio per aver mostrato in classe quelle illustrazioni sul Profeta. Il terribile episodio ha dato il via a un’escalation di tensioni politiche e di violenza culminate nell’attentato di ieri a Nizza.
Il 47enne Samuel Paty è stato decapitato lo scorso 16 ottobre davanti alla scuola media del Bois d’Aulne a Conflans Saint-Honorine, a nord della capitale francese, da un 18enne nato a Mosca ma di origine cecena, a sua volta ucciso dalla polizia locale che gli intimava di consegnarsi poco dopo aver commesso l’omicidio. giorni prima, il 5 ottobre, alcuni genitori degli alunni di Paty si erano lamentati con la scuola per una lezione tenuta in classe dal professore il quale, parlando della libertà d’espressione, aveva mostrato agli studenti le caricature di Maometto. Le vignette in questione erano state ripubblicate da Charlie Hebdo per celebrare l’apertura del maxiprocesso ai fiancheggiatori dei killer dell’attentato del 2015, e a seguito di tale ripubblicazione si era verificato un attacco davanti alla ex redazione della rivista con due i feriti per mano di un ragazzo pachistano.
L’uccisione di Paty ha suscitato grande indignazione in Francia e il 21 ottobre, durante la solenne cerimonia in suo onore, il presidente Emmanuel Macron ha dichiarato: “Non rinunceremo alle vignette, anche se altri indietreggiano, perché in Francia i Lumi non si spengono”. Il presidente francese aveva già sottolineato l’esistenza di un “separatismo islamico”, confermando l’esigenza di “strutturare l’Islam” in Francia, subito dopo l’omicidio. Le sue dichiarazioni hanno scatenato la reazione di Recep Tayyip Erdogan, il quale ha messo in dubbio la “salute mentale” di Macron affermando che “I responsabili politici europei devono fermare la campagna di odio diretta da Macron”. Successivamente, dopo aver invitato il suo popolo a boicottare i prodotti francesi, il leader turco aveva aggiunto: “In Europa contro i musulmani si sta compiendo una campagna di linciaggio simile a quella contro gli ebrei prima della Seconda Guerra Mondiale”.
A seguito delle parole di Erdogan, decine di migliaia di persone sono scese in piazza a Dacca, capitale del Bangladesh, invocando il boicottaggio dei prodotti francesi e bruciando immagini del presidente francese; in Kuwait, una catena non governativa di ipermercati ha annunciato il ritiro di prodotti provenienti dalla Francia e analoghi casi si sono registrati anche in Qatar e in Giordania. Una minaccia esplicita è poi giunta da parte dei talebani in Pakistan, secondo cui “il boicottaggio non è sufficiente: i blasfemi dovrebbero subire conseguenze. La comunità islamica dimostrerà la sua lealtà al Profeta”.
La diplomazia dei Paesi islamici ha accusato Macron di alimentare l’estremismo e dalla Repubblica islamica si afferma che “la libertà d’espressione viene usata da Parigi per fomentare l’islamofobia”.
Il 28 ottobre Charlie Hebdo ha reagito alle affermazioni di Erdogan pubblicando una nuova vignetta satirica a lui dedicata, con un titolo che recita in prima pagina “Erdogan, in privato è molto buffo”; l’immagine ritrae il presidente turco sul divano, in T-shirt e mutande e con una lattina in mano, mentre solleva il velo di una donna musulmana fino a scoprirle il fondoschiena esclamando dunque: “Ouuuh! Il Profeta!”. L’immediata replica del portavoce del presidente turco condannava “con la più grande fermezza l’ultima edizione della rivista francese che non ha rispetto per alcun credo, alcuna sacralità e alcun valore”.
Il giorno seguente, nella mattinata di ieri 29 ottobre, si è verificato l’attentato nella cattedrale di Notre-Dame, al centro di Nizza, nel quale l’attentatore ha ucciso tre persone: il sagrestano della cattedrale e due donne, una delle quali sarebbe stata decapitata. Nelle stesse ore una guardia in servizio al consolato francese a Gedda, in Arabia Saudita, è stata ferita da un assalitore saudita.
L’aumento di tensione e di violenza in Francia arriva in un contesto alquanto articolato: nel periodo successivo agli attentati di Charlie Hebdo e del Bataclan, avvenuti nel 2015, la Francia era il Paese con il più alto numero di musulmani residenti nell’Europa occidentale, con una vasta tradizione di immigrazione dall’Africa, seguita dalla Germania con una forte immigrazione dalla Turchia. Ne consegue che sono tanti i musulmani francesi di seconda generazione e proprio da questi ultimi, secondo quanto riportato nel settembre del 2019 dal settimanale francese Le Point, giungono spesso le ideologie più fondamentaliste: stando ai dati, il 49% dei musulmani con meno di 25 anni sostiene che non è l’Islam a doversi adattare ai principi della Repubblica ma il contrario; il 27% degli intervistati ritiene che la legge coranica, la Sharia, dovrebbe prevalere sulle leggi statali; il 68% si è detto favorevole al diritto di portare il velo nelle scuole e nelle aule universitarie.
Dopo vari rinvii nella prima parte del suo mandato, Macron ha dunque annunciato di voler affrontare la questione del separatismo islamista, cioè il tentativo dei musulmani radicali di imporre i propri valori sopra i principi della Repubblica. Il prossimo dicembre dovrebbe essere presentato un progetto di legge che mira a garantire un ruolo centrale alla scuola, che diventerà obbligatoria per tutti a partire da 3 anni, escludendo la possibilità di essere educati a casa o in scuole coraniche. Altro punto importante è la fine dell’Islam consolare, cioè il finanziamento e controllo delle moschee francesi da potenze straniere, così da poter agevolare la realizzazione di un Islam nazionale che sia sottratto all’influenza straniera.