Francia. Governo condannato a un euro di multa per le responsabilità nei cambiamenti climatici

di C. Alessandro Mauceri

I giornali francesi lo hanno definito “L’affaire du siecle”, l’ “affare del secolo”. Un affare che è costato al governo francese una condanna da parte del Tribunale amministrativo di Parigi. Ieri i giudici hanno riconosciuto la responsabilità (parziale) della Francia nella crisi climatica per non aver rispettato gli impegni presi, tra i quali l’accordo di Parigi. Nel 2016 tutti i paesi europei sottoscrissero durante la COP di Parigi un accordo che prevedeva tra l’altro la riduzione delle emissioni di CO2.
Nel 2018, quattro associazioni ambientaliste di cui Greenpeace, Oxfam Francia, Fondazione Nicolas Hulot e Notre Affaire à tous, dopo aver raccolto oltre 2 milioni di firme in una petizione denominata appunto “L’affaire du siècle” che chiedeva al governo di Parigi interventi più efficaci contro i cambiamenti climatici, decisero di citare il governo in tribunale.
A distanza di poco più di due anni i giudici hanno dato loro ragione e hanno condannato il governo francese riconoscendo il rapporto tra i “danni ecologici e i cambiamenti climatici e le carenze dello stato francese nell’attuazione di politiche pubbliche che dovrebbero ridurre le emissioni di gas serra”.
“Questi casi richiedono tempo ma costringono i governi ad aumentare l’azione per il clima attraverso un’ordinanza del tribunale”, ha dichiarato Wendel Trio, di Climate Action Network, dopo la sentenza del tribunale francese.
La sentenza dei gironi scorsi è particolarmente importante non solo perché attesta una precisa volontà da parte di uno diei governi più forti in Europa, ma anche perché conferma che la scelta della Francia di continuare a produrre energia nelle centrali nucleari non serve a ridurre le emissioni di CO2.
Una politica che non cambierà certo dopo questa sentenza: il risarcimento previsto dai giudici è solo simbolico: 1 (dicasi uno) euro per ciascuna delle associazioni, quale danno morale. Secondo i valutatori sarebbe necessario un risarcimento “principalmente in natura”. Per questo il tribunale non ha ancora deciso se imporre al governo francese di adottare misure concrete per ridurre le emissioni di gas serra e rispettare gli impegni presi durante la COP di Parigi. Ma per farlo si è riservato di decidere entro i prossimi due mesi.
La sentenza dei giorni scorsi in realtà non è la prima di questo tipo. Per motivi analoghi i rispettivi tribunali avevano già condannato i Paesi Bassi (nel 2019 con il caso Urgenda) e l’Irlanda nel 2020, con la decisione della Corte suprema.
“Quello che hanno detto oggi i giudici è che gli stati non possono più continuare ad attribuire responsabilità ad altri (Stati terzi, aziende o cittadini), ma devono impegnarsi pienamente, sinceramente e concretamente nella lotta al cambiamento climatico”, ha dichiarato Marie Toussaint, europarlamentare dei Verdi della Commissione Ambiente. Purtroppo proprio le scelte dell’Europa (e della Commissione europea) appaiono discutibili, sotto molti aspetti: lo scorso anno venne sollevato un gran polverone, invitando la piccola Greta in piena pandemia a tenere un discorso sull’ambiente non solo per il rischio contagi, dal momento che i lavori del Parlamento europeo erano già stati sospesi, ma per il fatto che in Europa esistono scienziati certo più preparati di lei e non meno autorevoli. In quella occasione la presidente della Commissione europea lanciò il New Green Deal europeo. Ma proprio questo piano potrebbe violare gli accordi sottoscritti a Parigi: non ultimo perché sposta la data di scadenza al 2050, sebbene con misure più radicali. A questo si deve aggiungere che finora sono state poche le misure concrete per ridurre l’utilizzo di fonti energetiche fossili. E niente è stato fatto per porre fine alla pratica perversa della “compensazione” delle emissioni di CO2.
Intanto la Francia avrebbe “impegnato, con il piano di ripresa nazionale, un investimento storico di 30 miliardi di euro, proprio per combattere il riscaldamento globale e proteggere il nostro ambiente”, ha detto il portavoce dell’esecutivo Gabriel Attal dopo la condanna del Tribunale di Parigi. Secondo Attal, il governo sta lavorando per adottare misure adeguate quali la ristrutturazione termica di edifici e di abitazioni pubbliche o private. In pratica una fotocopia della misura già adottata – e non senza difficoltà – dal governo italiano).
Ancora una volta promesse e programmi a lungo termine che non sembrano tenere conto delle emergenze attuali.