Gabon. Nguema mantiene aperti più canali diplomatici e commerciali

di Giuseppe Gagliano –

Nel cuore dell’Africa centrale, il Gabon si sta rivelando un attore strategico in un mondo sempre più frammentato. A differenza delle giunte militari del Sahel, che hanno scelto di schierarsi apertamente con Mosca, il generale Brice Clotaire Oligui Nguema ha deciso di mantenere una politica multilaterale, cercando di equilibrare le relazioni con l’occidente, la Russia e la Cina. Una scelta che lo ha reso un interlocutore privilegiato per molte potenze e che ha trasformato Libreville in un nodo geopolitico di primaria importanza.
Mentre Mali, Niger e Burkina Faso hanno voltato le spalle alla Francia, espellendone le truppe e revocando concessioni alle multinazionali, il Gabon ha seguito una strada diversa. Parigi rimane un attore chiave nel Paese, sia sul piano militare che economico. Le concessioni minerarie e petrolifere sono rimaste intatte e la presenza militare francese, a differenza di quanto accade in Senegal e Costa d’Avorio, non è stata messa in discussione. Questo ha trasformato Libreville nell’ultimo avamposto strategico della Francia nell’Africa occidentale e centrale, un elemento non trascurabile per gli equilibri della regione.
L’Unione Europea, che ha condannato senza mezzi termini i colpi di Stato in altri Paesi africani, ha adottato un atteggiamento molto più morbido nei confronti di Nguema, arrivando persino a definirne la gestione come una “transizione esemplare”. Non è un caso che nel novembre 2024 il generale sia stato invitato a Bruxelles dal presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, segno di una fiducia che supera la semplice stabilità interna.
Ma la diplomazia gabonese non si ferma all’Europa. La Russia è un altro attore di peso, con cui Libreville ha stretto legami sempre più stretti. Ufficialmente, il commercio riguarda la vendita di mezzi militari russi, ma dietro le quinte la relazione appare ben più articolata.
Un’inchiesta del Wall Street Journal ha rivelato che il Gabon è diventato un hub strategico per il traffico di petrolio russo, aiutando Mosca ad aggirare le sanzioni occidentali imposte dopo l’invasione dell’Ucraina. Tra settembre e dicembre 2023, circa 50 petroliere russe hanno ottenuto la registrazione sotto bandiera gabonese, trasportando milioni di barili verso la Cina, l’India e persino il Mediterraneo, alimentando le basi russe in Siria. Nonostante le ripetute richieste da parte di Kiev affinché l’Occidente adottasse misure più severe, i controlli sulle petroliere registrate in Gabon sono stati sorprendentemente blandi.
Se Mosca vede nel Gabon un alleato tattico, Washington considera il Golfo di Guinea un’area di interesse strategico e non intende lasciare campo libero alle potenze rivali. La possibilità che il Cremlino possa instaurare una base militare sulla costa atlantica ha messo in allarme il Pentagono e ha portato il Segretario di Stato Antony Blinken a inserire il Gabon tra le priorità della politica estera americana.
In questo contesto Nguema è stato invitato ufficialmente a Washington, dove ha ottenuto un pacchetto di aiuti sostanzioso: supporto militare, fondi per lo sviluppo e programmi per la tutela delle risorse ambientali, una mossa che segna la volontà statunitense di mantenere Libreville all’interno della propria sfera di influenza.
Ma la competizione per il Gabon non si ferma qui. La Cina è un altro attore chiave, e il generale Nguema non ha esitato ad avvicinarsi a Pechino. Ricevuto con tutti gli onori da Xi Jinping, il presidente della transizione gabonese ha ribadito l’adesione del suo Paese alla Nuova Via della Seta, rafforzando la cooperazione economica e, in prospettiva, anche quella militare.
L’ipotesi di una base cinese sull’Atlantico rimane per ora sospesa, ma i rapporti economici tra i due Paesi – specialmente nel settore del legname e dell’avorio – indicano che Pechino non ha intenzione di perdere influenza nella regione.
La strategia di Nguema, basata sulla capacità di mantenere aperti più canali diplomatici e commerciali, gli ha garantito ampio margine di manovra. Ma giocare su più tavoli comporta rischi significativi.
Uno dei segnali più chiari è arrivato dai mercati finanziari. Quando la giunta ha cercato di attrarre nuovi investimenti per finanziare i suoi progetti di sviluppo, la risposta è stata tiepida: i fondi raccolti sono stati solo un terzo di quanto previsto, segno di una fiducia limitata da parte degli investitori internazionali.
La grande scommessa di Libreville è chiara: mantenere una politica di equilibri senza finire stritolata dalla rivalità tra Stati Uniti, Cina ed Europa. Per ora, la strategia sembra funzionare. Ma nel lungo periodo, il rischio è che il Gabon si trovi costretto a scegliere un solo padrone.