Gambia. Unhcr, ‘combattimenti hanno causato 45.000 profughi’

di Giacomo Dolzani – 

Con la caduta dell’ormai ex presidente Yahya Jammeh, da vent’anni alla guida del Gambia e il quale si era rifiutato di cedere il potere dopo la sconfitta elettorale del 1 dicembre scorso, il Senegal ha ottenuto, almeno parzialmente, l’obbiettivo che si era prefissato con l’invasione del piccolo paese africano, cominciata solo due giorni fa e sostenuta dai paesi dell’Unione Africana e dell’Ecowas (Comunità degli stati dell’Africa occidentale) al fine di consentire al vincitore delle scorse elezioni Adama Barrow, il quale ha giurato ieri sulla Costituzione all’ambasciata del Gambia a Dakar, di insediarsi alla guida del governo di Banjul.
Le poche ore di guerra, secondo le stime dell’Unhcr (l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati), hanno però obbligato alla fuga circa 45.000 tra civili e turisti presenti in Gambia, i quali si sono riversati in Senegal e sono stati accolti sia dal personale dell’Onu sia dalle autorità di Dakar; questi ultimi hanno affermato di essere in grado di garantire assistenza ad un massimo di 100.000 persone.
Mentre l’esodo dei turisti, che hanno intasato gli aeroporti senegalesi, non dovrebbe creare eccessivi problemi, l’ondata di profughi gambiani, fuggiti in Senegal ma anche in aree meno a rischio dello stesso Gambia, se la situazione non dovesse risolversi in tempi rapidi potrebbe rivelarsi un grave problema per tutti i paesi confinanti, come la Guinea-Bissau, che nelle ultime ore ha già visto centinaia di disperati attraversare i propri confini.

Twitter: @giacomodolzani