di Giuseppe Gagliano –
Il quotidiano israeliano Haaretz ha pubblicato un’inchiesta giornalistica che rivela l’uso dei palestinesi come scudi umani da parte dell’esercito israeliano durante le operazioni a Gaza. Il fatto sta sollevando gravi questioni etiche e legali che potrebbero avere ripercussioni significative sul piano politico sia interno che internazionale. L’accusa che l’IDF utilizzi civili, inclusi bambini e anziani, per perquisire tunnel ed edifici nella Striscia di Gaza, con la consapevolezza e l’approvazione degli alti ufficiali, compreso il capo di Stato Maggiore, potrebbe intensificare le critiche contro Israele da parte della comunità internazionale, aggravando ulteriormente la già fragile situazione diplomatica del Paese.
La giustificazione dei soldati, secondo cui le loro vite sarebbero più importanti di quelle dei palestinesi, mette in luce un atteggiamento profondamente problematico che potrebbe alimentare l’odio e la sfiducia tra le due popolazioni, complicando ulteriormente ogni tentativo di dialogo e pace. Questa pratica, se confermata, viola chiaramente il diritto internazionale umanitario che proibisce l’uso di civili come scudi umani, e potrebbe portare a richieste di indagini e sanzioni da parte di organismi internazionali, inclusa la Corte Penale Internazionale. Sul piano interno questa rivelazione potrebbe innescare un dibattito politico acceso in Israele, con possibili ripercussioni sulla stabilità del governo e sulla percezione dell’IDF da parte della popolazione israeliana.
La fiducia nell’esercito, tradizionalmente considerato uno degli istituti più rispettati nel Paese, potrebbe essere messa a dura prova, con implicazioni profonde per la coesione sociale e la legittimità delle operazioni militari future. Inoltre questa situazione potrebbe essere sfruttata dalle fazioni più radicali tra i palestinesi per giustificare ulteriori atti di violenza e resistenza contro Israele, complicando ulteriormente gli sforzi di mediazione e aumentando il rischio di un’escalation del conflitto.