di Shorsh Surme –
Le Nazioni Unite e le agenzie umanitarie collegate hanno lanciato nuovi appelli a causa del dilagare della carestia nei governatorati del nord della Striscia di Gaza, sottoposto, da 35 giorni all’assedio israeliano. La popolazione è allo stremo: è costretta a vivere sotto i bombardamenti e necessita di risorse primarie come acqua, cibo e medicine. In un rapporto diffuso dall’Integrated Food Security Classification Framework, si parla di “imminente ed elevata probabilità di carestia, a causa del rapido deterioramento della situazione nella Striscia di Gaza”, considerando che “le soglie di carestia potrebbero essere già state superate o saranno attraversate nel prossimo futuro”. La Striscia di Gaza nel suo complesso è sottoposta a continui bombardamenti da più di un anno.
Il rapporto delle Nazioni Unite, che mette in guardia contro la carestia a Gaza, fa seguito a uno pubblicato lo scorso 17, risultato del lavoro congiunto portato avanti da esperti di organizzazioni non governative e agenzie delle Nazioni Unite, tra cui l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), che ha avvertito che circa 345mila residenti di Gaza affronteranno la fame a un livello “catastrofico”, e ha previsto che tra novembre e aprile 2025, soffrirà la fame il 16% della popolazione di Gaza.
Questa valutazione è coerente con il livello più alto del Quadro integrato di classificazione della sicurezza alimentare, che è il quinto livello classificato come disastro, considerando che il terzo livello indica una crisi e il quarto crea uno stato di emergenza.
Qui nasce una domanda spontanea: dove sono i cosiddetti fratelli arabi che non sanno dove mettere i petrodollari di da una mano ai fratelli palestinesi?