Gb. Dopo le dimissioni di Johnson e di Davis la premier May tenta di blindare la “Soft Brexit”

Ma tra i Tories c’è aria di tempesta.

di Guido Keller

Sono ore difficili per la premier britannica Theresa May, dopo che ieri hanno dato le dimissioni il ministro degli Esteri Boris Johnson e addirittura il capo negoziatore per la Brexit, il ministro David Davis. May ha prontamente sostituito i due rispettivamente con Jeremy Hunt, preso dal dicastero della Sanità, e Dominic Raab, già a capo delle Politiche agricole, fedelissimi disposti a seguirla sulla linea della “soft Brexit”. La premier ha così cercato di blindare la strategia morbida approvata lo scorso 6 luglio, che non recide totalmente i cordoni che tengono legato il Regno Unito a Bruxelles e soprattutto che è quella richiesta in modo accorato dagli imprenditori, tuttavia il rischio di una crisi di governo c’è ed è palpabile.
Tra i conservatori infatti c’è tempesta, e lasciando il proprio incarico Johnson, molto popolare tra i “Tories”, ha dichiarato che “Il sogno della Brexit sta morendo, soffocato da dubbi inutili”: “la Gran Bretagna diverrà una colonia dell’Ue”. Più articolato Davis, per il quale la strategia di May dovrebbe comportare “troppe concessioni all’Unione Europea” e meno controllo dei poteri e del quadro giuridico al Parlamento britannico. E’ comunque poco probabile che i sostenitori dell’”Hard Brexit” possano individuare fra i deputati conservatori 48 disponibili a firmare la lettera per chiedere di mettere da parte May, anche perché il rischio – come ha fatto notare la stessa premier – è quello di favorire l’ascesa al potere di Jeremy Corbyn e dei laburisti, contrari ad ogni tipo di Brexit e quindi potenzialmente interessati ad affossare definitivamente il progetto, nonostante si sia ormai avanti con i tempi. La forza di May sta quindi nel fatto che i conservatori avrebbero oggi la possibilità di chiedere il voto di fiducia su di lei, ma non avrebbero i numeri per vincerlo. Per Downing Street il problema di una “Hard Brexit” sta nel forte impatto che avrebbe sull’economia, si arriverebbe addirittura ai dazi sulle merci, mentre per il fronte sostenitore di tale strategia il disagio economico sarebbe solo iniziale e con il tempo si rimarginerebbero le ferite e verrebbero meno di disagi.
Sul caos britannico ha detto la sua oggi anche il presidente Usa Donald Trump, il quale avrebbe tutto l’interesse di vedere un’Europa indebolita da un’”Hard Brexit”. Lo ha fatto indirettamente, parlando di una Gran Bretagna “in subbuglio” e soprattutto non facendo avere alcun tipo di sostegno a May, bensì ricordando la sua personale amicizia con Johnson. “È stato molto, molto carino con me, mi ha sostenuto molto. Mi piace Boris Johnson, mi è sempre piaciuto”, ha affermato il capo della Casa Bianca ai giornalisti. Oltre a lui, ha lasciato il governo anche David Davis, ministro per la Brexit. Trump sarà a Londra il prossimo venerdì, dove incontrerà la premier May.