di Alberto Galvi –
Il Ruanda aspetta per la fine di maggio che il primo gruppo di 50 richiedenti asilo venga trasferito dal Regno Unito. Il governo britannico ha cercato di reprimere l’immigrazione illegale con il Nationality and Borders Act: esso prevede l’ergastolo per i trafficanti di esseri umani e impone pene detentive più severe per chiunque arrivi illegalmente nel paese, il che ha sollevato timori che possa essere utilizzato contro i richiedenti asilo e i rifugiati.
Il Ruanda è un paese situato nella regione dei Grandi Laghi dell’Africa, con una popolazione di circa 12 milioni di abitanti. Il governo del Regno Unito ha annunciato ad aprile l’intenzione di inviare persone richiedenti asilo in Ruanda, ma all’inizio di questo mese erano attesi i ricorsi degli avvocati degli interessati.
Con questo controverso accordo sull’immigrazione, che è stato siglato ad aprile, il Ruanda guadagnerà 158 milioni di dollari. Secondo quanto stabilito il governo britannico rimanderà in Ruanda chiunque entri illegalmente nel Regno Unito dal 1 gennaio. L’anno scorso più di 28mila migranti e rifugiati hanno attraversato l’Europa verso il Regno Unito.
L‘UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) ha condannato il programma britannico perché contrario allo spirito della Convenzione sui rifugiati. Secondo i dati delle Nazioni Unite, a settembre dello scorso anno il Ruanda ospitava più di 127 mila rifugiati, quasi la metà dei quali bambini. La maggioranza erano congolesi seguiti da burundesi.
La decisione del Regno Unito di procedere con l’espulsione dei richiedenti asilo in Ruanda viene vista da molte organizzazioni come un affronto ai suoi obblighi internazionali, mentre gli attivisti accusano il governo del presidente Paul Kagame di schiacciare il dissenso e di mantenere il potere. Stanno considerando accordi simili con il Ruanda anche altri paesi occidentali come la Danimarca.