Gb. Firmati accordi difensivi con Svezia e Finlandia

L’Unione Europea ancora oscurata da Johnson.

di Andrea Cantelmo

La Gran Bretagna ha siglato due accordi di “mutua difesa su richiesta” con Svezia e Finlandia, confermando Boris Johnson come uno dei leader più rigidi contro la Russia a seguito dell’aggressione all’Ucraina. Sin dall’inizio dell’attacco russo, i due paesi della penisola scandinava hanno mostrato grande preoccupazione per l’evoluzione degli eventi e per le minacce ricevute da Putin. In questo mutato contesto geopolitico si è fatto sempre più concreto l’interesse ad un ingresso nella Nato da parte di Svezia e Finlandia, e a breve dovrebbero arrivare le richieste formali di adesione all’Alleanza atlantica.
Boris Johnson ha anticipato tutti arrivando a sottoscrivere i due accordi difensivi che sembrano avere come primo obiettivo quello di distogliere qualsiasi mira espansiva verso la Scandinavia a Putin e, in seconda battuta, quello di traghettare i due paesi nel periodo in cui la Nato vaglierà le loro richieste di adesione. BoJo è stato chiaro su questo punto affermando che “qualsiasi tipo di attacco contro Svezia o Finlandia vedrà una pronta risposta della Gran Bretagna, a prescindere dalla situazione in essere con l’Alleanza atlantica”.
Il premier britannico, inoltre, è stato molto critico negli ultimi tempi con la Nato, accusata di essere troppo farraginosa e di avere dei sistemi di risposta troppo lenti per l’epoca attuale. Non è un mistero che la Gran Bretagna stia rilanciando la Joint Expeditionary Force, di cui fanno parte dieci paesi dell’Europa del Nord tra cui la Svezia e la Finlandia. Questa forza di sicurezza nordica è stata concepita 10 anni fa, ma è entrata in vigore nel 2014 e ha nell’Islanda l’ultimo Stato aderente (2021). La flessibilità e la velocità nella reazione si è già vista nell’invio di armamenti invocati da Zelensky: nove paesi su dieci del Jef hanno mandato fin da subito armi.
L’Unione Europea ancora una volta sembra rimanere un passo indietro e c’è chi pensa che questo particolare attivismo dei britannici sia finalizzato ad approfittare delle contingenze politiche ed economiche per destabilizzare il gruppo dei 27 paesi per ottenere una maggiore influenza sui paesi del Nord Europa, soprattutto in ottica degli accordi commerciali ancora in divenire post-Brexit.