Gb. Fuori dall’Ue: per Johnson è ‘l’alba di una nuova era’

di Guido Keller

Tra i festeggiamenti a Londra e le iniziative simboliche a Bruxelles è iniziata l’era della Gran Bretagna fuori dall’Unione Europea. In realtà ci vorranno 11 mesi per limare i molti punti rimasti in sospeso, dalla cooperazione fra i servizi segreti alla sicurezza, ma sarà anche un periodo di tempo utile per stendere accordi bilaterali simmetrici, a cominciare dalla permanenza dei cittadini europei nel Regno Unito e viceversa.
Se ci saranno cambiamenti non saranno quindi immediati, anche perché sono un milione e 200mila i cittadini britannici che risiedono nei paesi dell’Unione Europea: un’eventuale restrizione della libertà di movimento ad esempio di un portoghese a Londra si ripercuoterà nella stessa misura sui britannici che si recano in Portogallo e negli altri paesi Ue, per cui si tratta di uno dei tanti temi che richiedono cautela e non proclami roboanti.
In base a quanto finora stabilito coloro che saranno residenti in Gran Bretagna fino al 30 giugno 2021 manterranno gli attuali diritti nei rispettivi Paesi di accoglienza, ma poi recarsi sull’isola per lavorare o studiare sarà assai più difficile e gli europei verranno ad essere considerati giuridicamente uguali agli extracomunitari. Oggi gli italiani che risiedono nel Regno Unito sono 700mila su 3,6 milioni di cittadini europei, un numero con il tempo destinato a calare drasticamente. Probabilmente potrà risiedere a Londra con meno difficoltà il cittadino europeo che guadagna più di 30mila euro l’anno, mentre le cose saranno più complicate per la manodopera non specializzata. Ben accetti soprattutto medici e infermieri, figure di cui la Gran Bretagna è sempre alla ricerca. Per i turisti europei dall’anno prossimo servirà il passaporto per recarsi in Gran Bretagna.
Fino al 1 gennaio 2021 non cambierà nulla neppure per quanto riguarda il commercio, ma poi dovrebbero essere introdotte tariffe doganali anche in questo caso simmetriche. In questi 11 mesi le parti lavoreranno per evitare la sovratassazione delle merci attraverso un accordo di libero scambio, nelle intenzioni di Bruxelles c’è l’eliminazione delle tariffe doganali. Oggi la Gran Bretagna importa dall’Ue diversi prodotti che interessano i settori dell’agroalimentare, dell’automobile e mezzi di trasporto, dei macchinari tra cui ve ne sono di fabbricati nell’Italia meridioanle, dell’elettronica, del tessile e dell’industria chimico-plastica.
L’allontanarsi dei 66 milioni di britannici dai 460 milioni di europei è quanto era stato stabilito nel referendum del 2016, ma a mettere insieme l’accordo che poi ha avuto il via libera deli parlamenti di Londra e di Bruxelles è stato il vulcanico premier Boris Johnson, che così è passato dai fallimenti di Theresa May ad una propria vittoria personale. Fra i festeggiamenti e l’euforia della piazza Johnson ha invitato i britannici all’unità ed ha parlato di “alba di una nuova era” “non una fine ma un inizio”. Ha poi auspicato una “cooperazione amichevole con l’Ue”, pur rimarcando per il suo paese “un ruolo indipendente nel continente europeo”. Ha infine rassicurato quella metà del paese che aveva votato per il “remain”, insistendo che l’unità “ci permetterà di cogliere questo cambiamento come una grande opportunità”.