GB. Il futuro del Commonwealth dopo la morte della regina Elisabetta II

di Alberto Galvi

L’8 settembre scorso Buckingham Palace ha annunciato la morte della regina Elisabetta II. Il funerale della regina avverrà dopo circa 10 giorni dopo la sua morte. È probabile che la morte della regina provochi un enorme cambiamento culturale, sociale e politico in Gran Bretagna e nei paesi del Commonwealth.
Adesso molti in Gran Bretagna e all’estero si domandano quale sarà il futuro del Commonwealth britannico, un gruppo di 54 stati in gran parte composto da ex colonie britanniche, che la regina ha sostenuto durante il suo regno. Il Commonwealth nella sua forma moderna è nato nel 1949 con la Dichiarazione di Londra, la cui appartenenza è basata su una cooperazione libera e volontaria, senza essere subordinata al riconoscimento del monarca britannico come capo di Stato: gli Stati membri partecipano a una riunione biennale dei capi di governo del Commonwealth, presieduta dal monarca. Durante il suo regno la regina Elisabetta II ha svolto un ruolo cruciale nella difesa e nel mantenimento del Commonwealth.
Con la morte della regina Elisabetta II, il principe di Galles è stato proclamato ufficialmente re con il nome di Carlo III, ed è persona che ha sempre mostrato un forte interesse per i cambiamenti climatici.
Le nazioni più ricche del Commonwealth, come Australia, Nuova Zelanda e Canada, sono desiderose di mantenere ancora la corona come capo di Stato, mentre le nazioni dei Caraibi sembrano interessate a rompere i rapporti con la casa reale dei Windsor. Gli Stati più piccoli del Commonwealth vedono infatti nella monarchia britannica il simbolo di un passato coloniale a cui non desiderano più essere legati.