Gb. Johnson incontra l’irlandese Varadkar per il Backstop. Dall’Ue possibile un rinvio

di Elisabetta Corsi

Il premier Boris Johnson si è incontrato a Dublino il premier irlandese con Leo Varadkar per discutere dello spinoso problema del Backstop. La questione del confine marittimo e terrestre fra Irlanda del Nord e Irlanda è tutt’altro secondaria se si pensa che da un lato la partecipazione dell’Irlanda e della Gran Bretagna al contesto unitario europeo ha sopito il conflitto dell’Ulster, dall’altro l’idea presentata a suo tempo da May di un confine “senza infrastrutture di frontiera fisiche né posti di frontiera” rappresenterebbe una valvola attraverso la quale passerebbero persone (già oggi 30mila al giorno) e merci senza controlli e quindi senza dazi: che senso avrebbe la Brexit nel momento in cui agli esportatori diretti da e all’Ue basterebbe recarsi in Irlanda per portare le merci in e dalla Gran Bretagna?
I toni di Johnson sono sembrati più concilianti rispetto alle recenti settimane e ha affermato che uscire senza accordo sarebbe un fallimento di cui ne saranno responsabili sia il governo britannico che quello irlandese. Ha continuato a sostenere che un accordo è possibile entro il summit di ottobre dell’Ue mentre Varadkar ha detto che non esiste una rottura netta tra Ue e Regno Unito.
Sebbene il governo irlandese abbia fatto sapere che sosterrà un altra proroga, Johnson ha smentito la possibilità di un simile fatto e anzi è rimasto imperterrito su quello che potrebbe accadere in parlamento.
Secondo la BBC l’unica cosa che è trapelata dai colloqui riguarda il fatto che le discussioni sono in una fase iniziale, è stato stabilito un terreno comune in alcuni settori, anche se permangono significative lacune. Johnson ha dichiarato che bisogna ripristinare Stormont e che bisogna uscire il 31 ottobre, altrimenti nel Regno Unito si creerà un danno alla fiducia sul sistema democratico.
Il premier Varadkar in conferenza stampa ha dichiarato che “negoziare accordi di libero scambio con l’Ue e gli Usa e assicurarne la ratifica entro tre anni sarà per voi un compito erculeo ma vogliano essere tuoi amici e alleati, la tua Athena”. Il premier irlandese si è rivolto in termini di sostegno nei confronti di Johnson attraverso l’uso dei miti greci. Sul Backstop hanno due concezioni diverse, e per il governo irlandese è indispensabile in qualsiasi accordo per evitare una dura frontiera. Johnson non è dello stesso avviso avendo deciso di non firmare nessun accordo sul Backstop perché da lui ritenuto antidemocratico.
In questa ennesima lunga giornata a Westminster lo speaker dei Comuni, John Bercow, ormai noto anche fuori dai confini nazionali, ha dichiarato la sua intenzione di dimettersi, dopo dieci anni. Le dimissioni avverranno o in occasione delle elezioni anticipate oppure, se non dovessero essere indette, a partire dalla Brexit, cioè dal 31 ottobre. Ha ringraziato tutti i presenti per l’onore e il privilegio di aver potuto servire il suo paese e il parlamento, in un commovente discorso di commiato seguito da un mare di applausi e di ringraziamenti da parte dei colleghi deputati in particolare dei laburisti. Un ruolo il suo anche di paciere nei confronti dei deputati più “scalmanati”, con il suo “order” a calmare l’aula e riportarla all’ordine.
Poco prima di essere sospeso, il Parlamento ha bocciato l’idea di elezioni anticipate, ed in mattinata Johnson ha riunito il consiglio dei ministri per cercare di individuare una proposta di accordo da presentare all’Ue entro metà ottobre.
Il premier ha incassato la disponibilità della neo-presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, la quale ha deplorato la possibilità di un’uscita della Gb senza accordo e si è detta disponibile ad una proroga. “Se il Regno Unito dovesse chiedere una ulteriore proroga gliela concederemo”, ha affermato.