Gb. L’Alta corte decide di estradare negli Usa Assange, fondatore di WikiLeaks

di Enrico Oliari

Colpo di scena in Gran Bretagna, dove l’Alta corte ha stabilito che il fondatore di WikiLeaks¸ Julian Assange¸ potrà essere estradato negli Usa. La decisione dei giudici ribalta la sentenza di primo grado emessa in gennaio in cui veniva respinta la richiesta degli Usa di giudicare Assange: con WikiLeaks era diventato famoso in quanto aveva pubblicato nel 2010 documenti classificati del Pentagono tra cui un video militare statunitense che mostrava un attacco del 2007 da parte di elicotteri Apache a Baghdad, operazione che comportò la morte di dozzine di persone.
Per sfuggire al mandato d’arresto degli Usa Assnge si era rifugiato nel 2012 nell’ambasciata dell’Ecuador, dove gli era stato concesso asilo lì e in seguito aveva ottenuto la cittadinanza. Assange ha trascorso sette anni nella rappresentanza diplomatica, mentre la Svezia aveva rinunciato a perseguirlo abbandonato le indagini sui presunti crimini sessuali commessi nel novembre 2019.
Il governo dell’Ecuador aveva pianificato di concedere ad Assange lo status diplomatico, che gli avrebbe permesso di lasciare l’ambasciata in sicurezza; la cittadinanza ecuadoriana era arrivata nel gennaio 2018 come parte di un tentativo fallito del governo dell’allora presidente Lenín Moreno di farlo uscire dall’ambasciata di Londra.
Il suo status di asilo era poi stato revocato dal governo ecuadoriano nel 2019 e, per aver violato le condizioni di cauzione, Assange era stato successivamente incarcerato dalla polizia britannica presso la prigione di massima sicurezza di Belmarsh a Londra.
I giudici dell’Alta corte hanno sottolineato oggi che l’estradizione non rappresenta rischi per la la vita di Assange, in quanto dagli Usa sono arrivate rassicurazioni. Se giudicato colpevole per le accuse mosse dagli Usa rischierebbe teoricamente fino a 175 anni di carcere, per quanto i suoi avvocati abbiamo già fatto sapere che per situazioni simili le condanne sono state a poco più di 5 anni di reclusione.
Le reazioni alla sentenza dell’Alta corte sono state numerose, dalla soddisfazione espressa da Washington a Mosca, questa ai ferri corti con Londra, che per bocca della portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova ha parlato di “iniziativa politica contro un giornalista, ennesima manifestazione del cannibalismo del tandem Usa-Gran Bretagna”.
Stella Moris, assistente legale e compagna di Assange, ha definito la decisione dei giudici “cinica”, nella giornata mondiale dei diritti umani. “Come si può estradare Julian nello stesso Paese che ha complottato per ucciderlo?”, si è chiesta Moris riferendosi ad una presunta operazione della Cia del 2017.