Gb. Manchester: 007 e polizia sotto accusa per le segnalazioni ignorate

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Intelligence britannica e polizia nella bufera per le evidenti leggerezze sul caso del kamikaze di Manchester Salman Abedi: da quanto si è appreso ben tre segnalazioni pervenute alle autorità sulla pericolosità del cittadino britannico di origini libiche sono state ignorate.
Intervistata, la ministra dell’Interno Amber Rudd non ha risposto alle domande sul perché non sono state prese in considerazione le denunce arrivate dal pubblico sui movimenti sospetti del 22enne Abedi, mentre dopo l’attacco terroristico, nel quale hanno perso la vita 22 giovani spettatori del concerto di Ariana Grande, è stata smantellata una vera e propria rete, con 14 arresti.
Il fratello minore dell’attentatore, il 20enne Hashim Abedi, faceva parte della cellula che aveva in progetto di assassinare l’inviato dell’Onu per la crisi libica, Martin Kobler. Hashim ha ammesso nel corso degli interrogatori che lui e il fratello erano seguaci dell’Isis, ed è anche in Libia che gli 007 britannici stanno indagando con i colleghi locali: il padre Ramadan, esule in Gran Bretagna con la famiglia in quanto oppositore di Gheddafi, rientrato in Libia ed oggi agli arresti a Tripoli, aveva raccolto fondi dopo la deposizione del rais per finanziare probabilmente gruppi estremisti. Arrestato a Fallowfield, nella zona meridionale di Manchester, un altro fratello dell’attentatore, Ismail, di 23 anni.
Persone che si muovevano liberamente tra la Libia e la Gran Bretagna come lo stesso Salman Abedi, nonostante gli allarmi e i continui attentati in Europa: troppo per non poter essere notato da MI5 ed MI6, oltre che da Scotland Yard.