Gb. Parlamento sospeso: in poche ore 1,4 milioni di firme contro Johnson

di Elisabetta Corsi

Mentre Johnson otteneva l’approvazione dalla Regina Elisabetta II per la sospensione del Parlamento, più di 1.4 milioni di persone hanno firmato una petizione per cambiare questa decisione, sul sito del Parlamento.
Secondo il Guardian, la petizione era già stata lanciata tre giorni prima del gesto di Johnson, da Mark Johnston, un attivista pro Europa, da Reigate nel Surrey. Questi si occupa da 17anni di politiche per ong e sostiene il miglioramento della politica comunitaria in materia di energia e ambiente, recandosi spesso a Bruxelles. In un’intervista al giornale online “Surrey Live” si è detto sorpreso del successo della sua petizione e allo stesso tempo ha confermato che si aspettava un’accettazione della decisione del premier da parte della regina. Il testo recita che “Il Parlamento non può essere prorogato o sciolto a meno che e fino a quando il periodo di cui all’articolo 50 non sia stato sufficientemente prorogato o fino a quando l’intenzione del Regno Unito di ritirarsi dall’Ue non sia stata annullata”. Questa petizione è stata promossa anche da persone e gruppi, inclusi esponenti dei liberal democratici come Layla Moran e Chuka Umunna, il Partito dei Verdi e il Partito per la Parità delle Donne.
Inizialmente l’iniziativa ha ottenuto soli pochi iscritti, ma dopo la decisione di mercoledì del premier l’interesse è aumentato arrivando a raccogliere in poche ore più di 100mila firme, superando così la soglia prevista per essere presa in considerazione in un dibattito in Parlamento e per ottenere una risposta in merito dal governo. La città che ha registrato maggior adesioni è stata Cambridge, sede di laburisti, con 8.795 firme, alla quale è seguita Lewisham con 7.113 sottoscrizioni.
Tante le proteste nelle grandi città fino ad arrivare anche davanti a Westminster, nel centro di Londra, espressioni contro la decisione di sospendere il Parlamento di Johnson.
Migliaia di manifestanti si sono accampati nel prato davanti a Westminster per poi dirigersi a Downing Street. I dimostranti ritengono la mossa di Boris Johnson degna di un colpo di stato e hanno chiesto le dimissioni del premier. Ad un certo punto era fermo anche il traffico di Downing Street,mentre i manifestanti cantavano “salva la nostra democrazia, ferma il colpo di stato” e “nessuno ha votato per Boris”.
Nel frattempo sono arrivate le dimissioni di Ruth Davidson da leader dei conservatori in Scozia, ufficialmente per motivi famigliari ma non ha nascosto di essere in conflitto con la Brexit.