Gb. Probabile Johnson per il dopo-May. E sulla Brexit fa la voce grossa

di Elisabetta Corsi

Boris Johnson “non punta a un esito negativo” per la Brexit. Il bilancio ex ministro lo ha affermato oggi in occasione del lancio della sua campagna elettorale per la leadership Tory, le cui elezioni sono in corso oggi, ma di cui si sapranno i risultati fino alla fine del mese. Ha tuttavia affermato che la minaccia di nessun accordo è uno strumento negoziale vitale e che il Regno Unito deve fare meglio dell’accordo attuale.
Johnson sembra ancora essere il più papabile per la conquista della leadership tra i candidati con più sostenitori all’interno del partito (sarebbero almeno 78 i parlamentari a suo favore). Ha mantenuto fin ora un basso profilo nella corsa alla successione a Theresa May, l’unico suo intervento significativo è stato l’impegno a togliere le imposte sul reddito per chi guadagna più di 50mila sterline all’anno, immediatamente criticato dai suoi rivali.
Johnson ha detto che è “giusto che il nostro grande paese si prepari per un esito negativo”, aggiungendo che qualunque ritardo nella Brexit alienerebbe “non solo i nostri naturali sostenitori, ma anche chiunque creda che i politici dovrebbero mantenere le loro promesse”.
Ha avvertito il suo partito che avrebbe “dato un calcio al secchio” se le elezioni successive non avessero portato a termine il mandato conferitogli dal popolo britannico. Johnson è molto apprezzato dai membri del partito per il suo messaggio semplice e ottimista ed è considerato l’unico in grado di arginare i laburisti a sinistra e il Brexit Party a destra. Infatti ha dichiarato: che “Solo io posso traghettare il paese tra Scilla-Corbyn e Cariddi-Farage verso acque più calme”.
Se verrà eletto, Johnson ha già fatto sapere che la Gran Bretagna uscirà il 31 ottobre con o senza accordo e ha anche annunciato che non pagherà il conto del divorzio a Bruxelles ma intende tenere i 39 miliardi di sterline fino a quando la Ue farà le concessioni richieste da Londra. Come si era già capito, i rapporti tra Unione Europea e Regno Unito, se verrà eletto Johnson, saranno molto più tesi.
Per corteggiare la base conservatrice ha promesso che abbasserà le tasse, alzando da 50mila a 80mila sterline di reddito annuale la soglia dalla quale scatta l’aliquota più elevata del 40 per cento.
Per Boris Johnson questo è il momento per unire il paese e la società, non si può iniziare questo lavoro senza consegnare la Brexit. Dopo tre anni e due scadenze mancate, si deve uscire il 31 ottobre. Sottolineando che rinvio significa sconfitta, rinvio significa Corbyn, ovvero la vittoria dei laburisti alle prossime elezioni.
Secondo gli ultimi dati, Boris Johnson sarebbe nettamente in testa, con quattro pretendenti su dieci già eliminati, e ha annunciato la presidenza del comitato 1922 con 114 voti.