Gb. Stravincono Johnson e la Brexit. Ma ora gli scozzesi vogliono la secessione

di Elisabetta Corsi –

I conservatori di Boris Johnson hanno stravinto alle elezioni per la Camera sui laburisti di Corbyn conquistando 364 seggi su 650, cioè la maggioranza assoluta. Una vittoria di questa portata non si vedeva dai tempi di Margaret Thatcher, per la precisione dal 1987, mentre i laburisti si sono fermati a 203 seggi mettendo a segno, come hanno riportato i media inglesi, una delle sconfitte più pesanti, anzi il peggiore risultato dal 1935, per cui Jeremy Corbyn verrà ricordato come uno dei peggiori leader nella storia del partito.
John McDonnell, esponente di punta dei laburisti e visibilmente sotto shock per il risultato, ha affermato a caldo che sul futuro dell’attuale leader del suo partito saranno prese decisioni appropriate, ed è quindi ancora presto per sapere se perderà o meno il suo posto alla guida del partito. Lo stesso Corbyn ha ammesso il risultato molto deludente: per ora non si è dimesso, ma ha annunciato che non sarà più lui a capo del partito alle prossime elezioni.
I liberaldemocratici invece ottengono 11 seggi ma hanno perso la loro leader, Jo Swinson, la quale non potrà continuare a guidare il partito in quanto non rieletta.
Totale fallimento per il Brexit Party di Nigel Farage, che non ottiene neppure un seggio a Westminster.
Come aveva previsto Johnson, dalle urne è uscita con la vittoria dei Tories anche e soprattutto una Brexit imminente, ed a breve vi sarà già una nuova votazione in parlamento in vista dell’anno necessario per completare la separazione dall’Ue.
Il segretario di Stato per gli Affari interni, Priti Patel, ha dichiarato che il governo si muoverà velocemente verso la Brexit, cioè prima di Natale, e già si dà per il 20 dicembre la seconda votazione volta a introdurre la legislazione quadro in Parlamento. Festeggiando la vittoria, il premier ha twittato “grazie a tutti coloro che nel nostro paese hanno votato, che si sono offerti come volontari, che si sono presentati come candidati”. Ed ha ragione a festeggiare, dal momento che per lui il risultato è andato ben oltre le più rosee aspettative, basti pensare che i conservatori hanno vinto persino in una storica roccaforte laburista, tale fin dal 1950, e cioè Blyth Valley, ma anche a Workington, altro storico baluardo della sinistra fin dal 1918.
Trionfo anche per la leader del Partito nazionale scozzese (Snp) Nicola Sturgeon, la quale è riuscita a conquistare 59 seggi (ne aveva 48), un risultato che tra gli entusiasmi le ha già fatto twittare l’ipotesi di un secondo referendum per permettere alla Scozia di separarsi dalla Gran Bretagna e di rimanere nell’Unione Europea. “Per voi – ha detto Sturgeon riferendosi ai britannici del “remain” – “è un giorno difficile, ma io vi dico che la Scozia è anche casa vostra”…”chiederemo un nuovo referendum per lasciare la Gran Bretagna ed essere nell’Ue: Johnson deve iniziare ad ascoltare, io gli ho detto che lui ha un mandato per la Brexit, ma che non ha alcun diritto di portare la Scozia fuori dall’Unione Europea. La Gran Bretagna è infatti un insieme di elementi uguali, ma il futuro della Scozia è nelle mani della Scozia”.
Il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, ha dichiarato che “mi congratulo con Johnson e mi aspetto che il Parlamento britannico ratifichi il prima possibile l’accordo negoziato sulla Brexit, l’Ue è pronta a discutere gli aspetti operativi delle relazioni future”.
Tra i primi a congratularsi per il risultato elettorale, il presidente Usa Donald Trump , il quale ha twittato “Congratulazioni a Boris Johnson per la sua fantastica VITTORIA! La Gran Bretagna e gli Stati Uniti saranno ora liberi di concludere un nuovo vasto accordo commerciale dopo Brexit. Questo accordo ha il potenziale per essere molto più grande e più redditizio di qualsiasi accordo che potrebbe essere fatto con l’Ue”.
Nonostante fossero sembrate in aumento le manifestazioni pro-Europa e le richieste di un nuovo referendum, gli elettori inglesi hanno voluto premiare Johnson e di conseguenza confermare dopo tre anni di stallo il loro “yes” alla Brexit, nella speranza di chiudere una volta per tutte questo capitolo nonostante le grandi preoccupazioni che l’accompagnano.

Nicola Sturgeon.