di Guido Keller –
Nel 2008 al vertice Nato di Bucarest erano state decise le adesioni di Ucraina e Georgia. Il modus operandi occidentale per raggiungere l’obiettivo è sempre lo stesso: stigmatizzare l’avversario, denunciare l’oppressione e la limitazione delle libertà individuali, finanziare le opposizioni e magari arrivare al golpe di piazza, come successe con Maidan nel novembre 2013.
Nell’era dei social e delle informazioni sul telefonino la cosa è piuttosto semplice, dal momento che sono gli stessi governi a finanziare attraverso i contributi pubblici l’informazione, per cui viene inventato l’inventabile: a sentire la stampa occidentale il presidente russo Vladimir Putin sarebbe ormai afflitto da ogni genere di malattia, ed anzi, sarebbe già morto almeno quattro o cinque volte.
In Georgia, paese non europeo bensì dell’Asia centrale, c’è chi non si fida ad abbandonarsi ciecamente all’europeismo forzato. Come pure c’è chi non è interessato all’adesione alla Nato, forse per il comprensibile rischio di trasformare il paese in una nuova Ucraina. Diciamo pure la maggioranza della popolazione, tant’è che lo scorso 26 ottobre i georgiani hanno deciso di votare il neutrale Sogno Georgiano (in passato considerato filo-europeista, oggi tacciato di filo-russismo), il quale ha vinto le elezioni con il 53,93% delle preferenze (1.120.053 voti) contro la Coalizione per il Cambiamento (11,03%, 229.161 voti).
In occidente è stato un continuo stracciarsi le vesti, con tanto di accuse di brogli, compravendita di voti, intimidazioni e coercizioni, ma è palese che se avessero vinto le opposizioni filo europeiste e soprattutto filo Nato, la musica sarebbe stata ben diversa.
E così anche oggi, quando un collegio fatto da 300 tra parlamentari e membri della società civile ha individuato nell’ex calciatore 53enne Mikheil Kavelashvili il nuovo presidente, dalla vicina Europa, distante appena l’intero mar Nero, si è urlato allo scandalo, arrivando ad accusare il nuovo capo di Stato di essere filo russo e un burattino dell’oligarca Bidzina Ivanishvili, fondatore di Sogno Georgiano.
Dall’altra parte c’era uno dei leader delle continue proteste filo-europeiste che si susseguono in Georgia da settimane, la pasionaria Salome Zourabichvili, nata in Francia da genitori georgiani e già presidente in carica. Forte del sostegno politico dell’occidente, Zourabichvili ha affermato l’intenzione di non cedere l’alto scranno fino a che non ci saranno nuove elezioni parlamentari.
In Georgia il ruolo del presidente è perlopiù cerimoniale, essendo stata adottata la formula di repubblica parlamentare (come in Italia), mentre il potere è nelle mani del governo, che vede premier Irakli Kobakhidze.