Georgia. Stop dello sciopero della fame per l’ex presidente Mikheil Saakashvili

di Alberto Galvi

L’ex presidente georgiano Mikheil Saakashvili, oggi in carcere, ha deciso di porre fine a uno sciopero della fame di 50 giorni, dopo che le autorità si sono offerte di trasferirlo in un ospedale militare da quello della prigione.
Saakashvili sta scontando la sua pena nella provincia sudorientale di Rustavi, ma è stato trasferito in terapia intensiva l’8 novembre scorso nell’ospedale della prigione nel distretto settentrionale di Gldani a causa del peggioramento delle sue condizioni di salute per insufficienza cardiaca, emorragie interne e coma transitorio.
Le sue condizioni di salute sono peggiorate dopo aver subito abusi da altri detenuti e per non aver ricevuto cure mediche adeguate dopo più di un mese e mezzo di sciopero della fame. L’ex presidente riprenderà a mangiare dopo il trasferimento in un ospedale militare nella città orientale di Gori, anche se continua a considerare illegale la sua detenzione.
Saakashvili ha preso il potere attraverso una rivoluzione pacifica nel 2003. Durante la sua presidenza 2004-2013 ha attuato riforme filo-occidentalio, ma ha portato la Georgia in una disastrosa guerra contro la Russia.
Dopo aver lasciato la Georgia nel 2013, Saakashvili è diventato governatore di Odessa sotto l’ex presidente ucraino Petro Poroshenko, il cui rapporto in seguito si inasprì e la sua cittadinanza ucraina fu revocata.
Adesso rischia altri sei anni di carcere in quanto condannato in contumacia nel 2018 per aver abusato del suo ufficio durante gli anni della sua presidenza, ma continua a respinge le accuse bollandole come politicamente motivate.
Saakashvili è stato arrestato il 1 ottobre dopo essere tornato dall’esilio per radunare l’opposizione alla vigilia delle elezioni locali, denunciate dalla stessa come fraudolente.
La vicenda Saakashvili è diventata terreno di scontro tra Usa e Russia, con il Dipartimento di Stato Usa che ha esortato le autorità georgiane a trattare Saakashvili in modo equo e dignitoso, mentre la Russia sostiene l’ex primo ministro Ivanishvili, anche se non ha più un ruolo politico ufficiale. L’ex premier è il fondatore del partito Georgian Dream, e utilizza i procedimenti giudiziari come arma politica per punire giornalisti e oppositori al regime.