Germania. Caso Khangoshvili: si indaga sul filo rosso che rimanda agli 007 russi

di Enrico Oliari –

Proseguono le indagini della Procura generale tedesca per stabilire la possibile relazione fra clamorosi omicidi avvenuti in diversi punti del mondo e il separatista ceceno, georgiano di nazionalità, ammazzato il 23 agosto a Berlino, Zelimkhan Khangoshvili. Ci sarebbe infatti un filo rosso che lega l’assassinio di Berlino a casi come quello del trafficante di armi Emilian Gebrev, avvelenato in febbraio in Bulgaria; di Sergei Skripal, avvelenato ma scampato alla morte nel marzo 2018 in Gran Bretagna; di Boris Berezovskij, magnate e tycoon russo amico, confidente e socio d’affari della famiglia Eltsin, trovato impiccato nel marzo 2013 alla sua sciarpa in un parco nei pressi di Londra; di Albert Nazranov, uomo d’affari ucciso a Mosca nel 2013 da un killer avvicinatosi in bicicletta; di Aleksandr Litvinenko, anche lui ex spia russa, avvelenato nel 2006 a Londra con il polonio. Una lista lunga che forse comprende anche la giornalista russa Anna Politkovskaja, uccisa nel 2006, che indicherebbe l’esistenza di un’unità speciale dei servizi segreti russi con licenza per uccidere.
In relazione all’omicidio di Zelimkhan Khangoshvili i sospetti che ad agire siano stati gli 007 russi sono molti, anzi, per gli inquirenti “ci sono indizi sufficienti che indicano che l’omicidio sia stato commesso per conto delle agenzie statali russe o di quelle della Repubblica Cecena, parte della Federazione Russa”. Difatti le indagini hanno portato all’arresto di un uomo che addosso aveva i documenti di Vadim Sokolov, un russo di 49 anni, ma che poi è stato identificato come Vadim Krasikov, 45 anni, un ex criminale comune reclutato dal Fsb nel 2015. Il 23 agosto Khangoshvili stava pranzando al Kleiner Tiegarten Park, quando Krasikov gli si è avvicinato con uno scooter elettrico, gli ha sparato con una pistola Glock 26, ed ha tentato di fuggire gettando una parrucca, l’arma e lo stesso veicolo nella Sprea, salvo essere notato da passanti.
L’aria che si respira tra Berlino e Mosca è pesante. Pochi giorni fa il governo tedesco ha convocato l’ambasciatore Sergej Netschajew ed ha provveduto all’espulsione di due diplomatici russi ritenuti spie, mossa alla quale è seguita quella simmetrica del Cremlino, che ha risposto l’allontanamento di due diplomatici tedeschi dal suolo russo.
Il presidente russo Vladimir Putin non ci sta tuttavia a passare come il mandante degli omicidi, ed anzi, il suo portavoce mitra Peskov ha fatto sapere che Mosca aveva chiesto in passato l’estradizione di Zelimkhan Khangoshvili, considerato un ex terrorista ceceno coinvolto in numerosi e gravi attentati. Putin si è riferito a lui come ad un “bandito e assassino”, che “In uno solo degli attacchi a cui ha preso parte, ha ucciso 98 persone. Era uno degli organizzatori dell’attacco alla metropolitana di Mosca” avvenuto nel 2010 e costato la vita a 40 persone. Non potendo trovare normalità nella sua terra natale, la Georgia, tre anni fa Khangoshvili aveva trovato rifugio insieme alla moglie e a 4 figli in Germania, dove è stato ucciso all’età di 40 anni.