Germania. Migranti: Seehofer fa traballare il governo della Merkel

La cancelliera deve convincere l’Italia a riprendersi i profughi.

di Guido Keller

La crisi politica che in queste ore si sta aprendo in Germania rischia di avere pericolose ricadute non tanto sulla tenuta dell’Europa, quanto su quella di una determinata concezione dell’Europa.
Il problema della cancelliera Angela Merkel ha un nome e un cognome: si tratta del suo ministro dell’Interno Horst Seehofer, una sorta di Salvini in salsa bavarese che nella notte ha annunciato le proprie dimissioni deluso dalla politica sui migranti del governo di cui lui è una delle colonne portanti.
Per farla breve Seehofer, che è il leader della Csu, vuole la chiusura delle frontiere ai migranti, centri di detenzione nei pressi degli aeroporti e il “respingimento alla frontiere dei rifugiati già registrati in altri Paesi”, in particolare Italia e Grecia. Si badi, “rifugiati”, non migranti comuni per i quali è già previsto il rimpatrio. Al ministro dell’Interno non sono piaciuti i risultati conseguiti dalla Merkel al Consiglio europeo di domenica scorsa, per quanto la cancelliera abbia già stipulato accordi con 14 paesi per la restituzione dei richiedenti asilo, ai quali manca – ma è solo questione di limare alcuni dettagli – l’Italia. Alla fine del vertice di Bruxelles il premier italiano Giuseppe Conte aveva messo le mani avanti, “L’Italia non riprenderà nessun migrante che dovesse essere stato registrato da noi e poi andato in Germania”, ma Merkel sa dove fare leva per convincere Roma a sottostare al suo disegno. L’alternativa è la crisi di governo, con il pericolo concreto di far crescere ulteriormente l’ultradestra di Alternative fuer Deutschland, formazione che fa apparire quelle di Salvini e dell’ungherese Viktor Orban roba da educande.
La Germania di oggi ma anche la cancelliera Merkel sono ben lontane da quelle di soli tre anni fa, quando in controtendenza rispetto ad altri paesi dell’Ue venivano accolti in un colpo solo un milione di profughi con tanto di fiori e di pacchi dono nelle stazioni. Un’accoglienza coraggiosa, ma anche un peso scaricato sulla classe media tedesca, la stessa che oggi le sta gradualmente sottraendo l’appoggio.