Germania. Navalny dimesso dall’ospedale di Berlino dopo l’avvelenamento

Il Cremlino, 'Se vuole tornare in Russia è libero di farlo'.

di Mariarita Cupersito

Alexey Navalny, il leader dell’opposizione russa ricoverato all’ospedale la Charité di Berlino dopo il presunto avvelenamento a Tomsk, è stato dimesso. “Lo stato di salute del paziente è migliorato a tal punto che le cure mediche sono state interrotte”, hanno dichiarato i medici che da 32 giorni lo avevano in cura, non escludendo che si possa arrivare alla completa guarigione. Il nosocomio sottolinea però in un comunicato che non è ancora possibile valutare le possibili conseguenze a lungo termine.
Una volta dimesso, Navalny ha voluto commentare quanto avrebbe affermato Putin lo scorso 14 settembre in un colloquio telefonico con il presidente francese Emmanuel Macron. Il leader russo avrebbe infatti ipotizzato che l’oppositore abbia ingerito il veleno da solo, per motivi sconosciuti, e che il Novitchock sia una sostanza “meno complessa di quanto si creda”.
“Preparare in cucina il Novichok, berne un sorso in aereo, cadere in coma, finire all’obitorio di Tomsk, dove la causa della morte sarebbe stata ‘ha vissuto abbastanza’. Questo era il mio furbissimo piano”, ha scritto Navalny sui propri canali social. “Ma Putin ha avuto il sopravvento. Lui la sa lunga. Risultato: io da fesso ho passato 18 giorni in coma senza ottenere ciò che volevo. La provocazione non è riuscita!”.
“Per la prima volta sono stato portato davanti a uno specchio, dopo 24 giorni in terapia intensiva (di cui 16 in coma). E dallo specchio mi ha guardato un personaggio del film ‘Il Signore degli anelli’. E credetemi, non era un elfo”, prosegue Navalny, ringraziando poi “lo staff di medici della clinica Charité e il professor Eckard personalmente”.
Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha dichiarato che “se Alexei Navalny vuole tornare in Russia è libero di farlo, come ogni cittadino russo”; Navalny fa però sapere tramite la sua portavoce Kira Yarmysh che si tratterrà in Germania per ultimare le cure, in quanto il trattamento non è ancora stato completato.