di Alberto Galvi –
Il Giappone terrà il prossimo mese un’esercitazione militare congiunta con le truppe statunitensi e francesi nel sud-ovest del paese, poiché le azioni della Cina nelle acque regionali destano preoccupazione. L’esercitazione si svolgerà dall’11 al 17 maggio e sarà la prima su larga scala in Giappone che coinvolgerà truppe di terra di tutti e tre i paesi. Tokyo cerca di approfondire la cooperazione in materia di difesa per contrastare la crescente assertività di Pechino nel Mar Cinese Orientale e nel Mar Cinese Meridionale.
La Francia condivide la visione di un Indo-Pacifico libero e aperto in quanto in quell’area ha territori e interessi strategici, tra cui l’isola francese di Réunion nell’Oceano Indiano e la Polinesia francese nel Pacifico meridionale.
Le esercitazioni congiunte includeranno esercizi di operazioni anfibie e si terranno presso il campo di addestramento di Kirishima del JGSDF (Japanese Ground Self-Defense Force) e il campo Ainoura nella regione di Kyushu. La brigata di schieramento rapido anfibio è specializzata nelle operazioni di sbarco costiero, che verrebbero ad essere necessarie se le isole remote del Giappone fossero invase. L’esercito francese ha esperienza nella guerra antiterrorismo, mentre i partecipanti hanno anche intenzione di esercitarsi a fare irruzione negli edifici.
Il Giappone sta intensificando la cooperazione gli Usa, e durante le esercitazioni verranno utilizzati elicotteri delle SDF (Self-Defense Forces) e aerei a rotore inclinabile Osprey dei Marines Usa; coopera anche con più paesi che temono l’espansione cinese nell’area.
La scorsa settimana il primo ministro giapponese Yoshihide Suga e il presidente degli Usa Joe Biden si sono impegnati a intensificare la cooperazione tecnologica, e hanno convenuto di opporsi a qualsiasi tentativo di cambiare lo status quo con la forza nel Mar Cinese Orientale e nel Mar Cinese Meridionale soprattutto da parte della Cina.
La nuova amministrazione statunitense considera il Quad, un’alleanza informale composta da Usa, Giappone, Australia e India, un baluardo contro la Cina nell’Indo-Pacifico. Gli Usa hanno accusato la Cina di destabilizzare la regione con la costruzione di isole artificiali, nonché di strutture navali e aeree nel Mar Cinese Meridionale.
Il Giappone ha da tempo affermato di sentirsi minacciato dalle vaste risorse militari della Cina e dalle controversie territoriali ed è particolarmente preoccupato dall’attività cinese presso le isole Senkaku amministrate dai giapponesi, che Pechino rivendica e chiama Diaoyu. Washington ha ribadito negli ultimi mesi che il Trattato di sicurezza Usa-Giappone copre le isole contese.
La Cina rivendica in base all’UNCLOS (United Nations Convention on the Law of the Sea) quasi l’intero Mar Cinese Meridionale, dove ogni anno transitano circa 3 trilioni di dollari di traffico marittimo. Questi territori sono rivendicati anche da altri paesi della regione, come Brunei, Malesia, Vietnam e Taiwan.
La Cina ha respinto nel 2016 la decisione della PCA (Permanent Court of Arbitration) dell’Aja con cui ha invalidato in una prima sentenza le affermazioni della Cina nel Mar Cinese Meridionale.
La sentenza contiene una serie di critiche alle azioni e alle pretese della Cina, affermando, che le attività di bonifica cinesi nelle Isole Spratly sono illegali in quanto non ci sono prove che la Cina avesse storicamente esercitato il controllo esclusivo sulle acque o sulle loro risorse.