Gibuti. Elezioni presidenziali: Guelleh punta sulla posizione strategica del paese

di Alberto Galvi

Gli elettori di Gibuti si recheranno alle urne il 9 aprile per le elezioni presidenziali, con Ismail Omar Guelleh del partito RPP (People’s Rally for Progress) che sta cercando di essere eletto per un quinto mandato. Il leader di 73 anni, il cui governo si basa sul sostegno militare al suo regime, è al potere dal 1999.
Omar Guelleh ha aperto il paese a potenze straniere che cercavano di affittare terreni per basi militari. In cambio ha ottenuto il loro sostegno nel 2010 per riformare la costituzione e rimuovere i limiti dei due mandati.
In questi anni Guelleh si è sempre affidato a tattiche repressive per limitare il dissenso, anche se la concorrenza elettorale nel paese più piccolo del Corno d’Africa è quasi inesistente. A Gibuti il presidente è eletto direttamente a maggioranza assoluta popolare, votato in 2 turni se necessario per un mandato di 5 anni.
L’altro candidato ufficiale è Mohammed Warsama, ex presidente della Corte costituzionale e alleato del presidente Guelleh. Abdourahman Boreh è invece un importante uomo d’affari di Gibuti in esilio, che aveva annunciato il suo desiderio di candidarsi alle elezioni di aprile, ma ha annunciato di aver ritirato la sua candidatura prima della scadenza dell’8 marzo.
I partiti di opposizione devono essere riconosciuti dalla Commissione elettorale. Nel settembre 2020 diversi partiti di opposizione si sono uniti sotto la bandiera della Coalizione USN (Union pour le Salut National) con l’obiettivo di bloccare un quinto mandato di Guelleh.
La coalizione che sostiene Guelleh è l’UMP (Union for a Presidential Majority) ed è formata dai seguenti partiti che sono RPP, FRUD (Front pour la Restauration de l’Unite Democratique), PND (National Democratic Party) e PPSD (Peoples Social Democratic Party).
La principale coalizione di opposizione di Gibuti è l’UAD (Union for Democratic Change), che ha fortemente protestato contro l’emendamento costituzionale dello scorso anno che ha permesso al presidente Guelleh di cercare un terzo mandato. Da febbraio l’UAD, insieme ad altri partiti di opposizione e gruppi della società civile, ha organizzato proteste di massa contro il regime di Guelleh sollecitandolo a dimettersi.
Altri partiti di opposizione di Gibuti hanno seguito l’appello al boicottaggio, chiedendo modifiche al codice elettorale e il ritiro della candidatura del presidente Guelleh. Il presidente dell’UAD, Ismael Guedi Hared, è stato una figura di spicco delle proteste di massa, ha guidato le chiamate di boicottaggio elettorale e non ha presentato la sua candidatura alla presidenza.
L’economia di Gibuti si basa su attività di servizio legate alla posizione strategica del paese come porto in acque profonde sul Mar Rosso. Washington ha iniziato a pagare 63 milioni di dollari all’anno per affittare Camp Lemonnier da utilizzare come base di spedizione navale degli Usa, insieme al diritto di utilizzare i porti e gli aeroporti della città di Gibuti.
Gli Usa che utilizzano Camp Lemmonier ospitano anche il personale militare britannico ed è anche la sede della CJTF-HOA (Combined Joint Task Force-Horn of Africa) e della task force congiunta AFRICOM (U.S. Africa Command).
Pechino ha dispiegato in modo permanente le sue forze navali e ha scelto il paese per ospitare la sua prima installazione militare all’estero nel 2017, pagando 20 milioni di dollari all’anno per affittare la base. Il Giappone ha aperto la sua base a Gibuti nel 2011. La base giapponese ha 1.200 soldati ed è situata vicino a Camp Lemonnier, è finalizzata a contrastare la pirateria, ma ha anche lo scopo di espandere l’influenza di Tokyo e indebolire la presenza cinese. Inoltre l’Arabia Saudita e il suo alleato gli EAU (Emirati Arabi Uniti) si sono attrezzati per prendere piede a Gibuti. L’Arabia Saudita si prepara a creare un’alleanza di sei nazioni a Gibuti, Formata da Egitto, Giordania, Somalia, Sudan e Yemen. Il governo gibutiano sta cercando di inserire anche altre nazioni come Russia, Turchia e India.
Per gli Usa Gibuti si trova in una posizione ideale per condurre missioni in Medio Oriente e Africa orientale; per Pechino, una presenza militare a Gibuti aiuta a garantire i suoi ingenti investimenti nell’Africa orientale. Gli altri contingenti presenti a Gibuti sono quelli di Francia, Italia, Spagna, Germania e Giappone. Con 5mila soldati, Gibuti è la più grande base d’oltremare della Francia, che ospita anche truppe tedesche e spagnole.
Gibuti ospita anche la base operativa della coalizione internazionale antipirateria che opera nella regione. L’UE ha lanciato l’operazione ATALANTA dell’EU NAVFOR (European Union Naval Force Somalia) nel dicembre 2008.
La concorrenza tra Usa e Cina ha posto Gibuti al centro dell’attenzione internazionale nell’Africa orientale, mentre gli al-Shabaab stanno COMPIENDO in questi giorni attacchi solitari contro gli interessi americani e francesi a Gibuti in vista delle elezioni presidenziali.