di Alberto Galvi –
Sette soldati sono stati uccisi durante scontri che si sono manifestati nel nord del paese. Il ministero della Difesa ha affermato che l’attacco è avvenuto presso una base dell’esercito a Garabtisan, ed ha accusato dell’accaduto il FRUD (Fronte per la Restaurazione e l’Unità per la Democrazia), che reclutando combattenti tra i membri della comunità Afar, ha lanciato una ribellione contro il governo nel 1991. Secondo gli Afar, l’altro grande gruppo etnico degli Issas avrebbe continuato indisturbato a compiere atti di saccheggio nelle aree più remote del paese, colpendo i loro interessi.
Il FRUD è stato costituito nel 1991. Il gruppo si è poi diviso in seguito a un accordo di pace del 1994, con un gruppo che è diventato membro della coalizione di governo UMP (Unione per la Maggioranza Presidenziale) che ha conquistato 219 dei 220 seggi in Parlamento e che sostiene il presidente Ismail Omar Guelleh. L’altra azione ha continuato a resistere al governo.
La piccola nazione di circa un milione di abitanti si trova su una delle rotte marittime più trafficate del mondo, dove il Mar Rosso si unisce al Golfo di Aden. Gibuti è sede di uno dei principali porti dell’Africa orientale e delle basi militari di diversi paesi tra cui Italia, Giappone, Cina e Usa.
Gibuti ha subito violenze sporadiche, di solito innescate dalle proteste contro il governo del presidente Ismail Omar Guelleh, il cui partito ha una stretta presa sul potere. A riprova della deriva autocratica il presidente ha provveduto a nominare autonomamente il sindaco della città di Gibuti, in totale violazione delle leggi elettorali vigenti.